L’angolo di Michele Anselmi
Avevo voglia di vedere qualcosa di puro svago, così sono finito sul film che Netflix sbandiera come in testa alla classifica del gradimento. “The Mother”, con Jennifer Lopez, apparso non a caso il 12 maggio per la Festa della mamma. Portando la firma di Niki Caro, brava regista neozelandese di cui ricordo titoli come “La ragazza delle balene”, “La signora dello zoo di Varsavia”, “North Country – Storia di Josey”, tutti costruiti su intense figure femminili, mi sono detto: perché no? Siamo in zona action-movie, con un po’ di patema materno, dentro una storia di vendetta che riguarda una micidiale ex cecchina dell’esercito americano finita in una brutta storia di traffico d’armi e persone.
A 53 anni, tra una pubblicità di mutande e il lancio di uno spritz, l’attrice dalla bellezza callipigia ha capito che le eroine femminili funzionano; e del resto prima di lei in tante negli ultimi tempi, da Halle Berry a Charlize Theron passando per Jessica Chastain e Jennifer Lawrence, hanno fatto strage di cattivi, armate di tutto punto e usando le mani, con qualità da implacabile sicario.
Mi limito al primo quarto d’ora. Pentita per gli orrori visti, lei denuncia alla Fbi i due boss con i quali ha intrattenuto anche rapporti sessuali, un addestratore delle Sas britanniche (Joseph Fiennes con parrucchino) e un boss cubano (Gael García Bernal con parruccone). Nell’incipit la donna, s’intende con cappuccio della felpa in testa, sta per essere interrogata in una sperduta safe-house del Bureau, ma capiamo subito che subito la casa sarà ridotta a un colabrodo. Incinta di nove mesi e benché ferita, la killer riesce a partorire, solo che a quel punto meglio che la neonata sia affidata a una famiglia normale per metterla al riparo. Lei accetta, si nasconde tra le nevi dell’Alaska, ma dodici anni dopo è costretta a ritirare fuori il fucile di precisione con silenziatore perché i due cattivoni di cui sopra vogliono rapire la ragazzina, Zoe, per fargliela pagare. E saranno fuochi d’artificio.
Una storia vale l’altra con questo genere di film, l’importante non è crederci ma divertirsi. Madre a distanza, ma non assente, la donna vive secondo le leggi della natura, ma prima o poi dovrà fare i conti con quella brillante adolescente alla quale insegnare come difendersi dagli uomini. Un classico insomma, tra bombe artigianali, inseguimenti sopra i tetti o per le stradine di L’Havana, torture in stile Guantanamo, ustioni sfiguranti e una specie d’amore con l’agente nero dell’Fbi che lei salvò da morte sicura.
Il problema non è se abbiamo bisogno o no di un film così, come leggo in qualche recensione; se “The Mother” va così bene su Netflix significa che hanno visto giusto nel farlo, provando magari a estrarre un retrogusto “sentimentale” dalla torva vicenda. Il problema è lei, Jennifer Lopez. Anche in giaccone da neve, scarponi, pantaloni militari e giubbetto antiproiettile (solo di rado in canottiera attillata), la diva cinquantenne risulta sempre troppo truccata, “apparecchiata”, con la faccia spalmata di fondotinta, le ciglia scolpite, i capelli formato extension, il rossetto e la controfigura sempre a un dipresso. Insomma: finta.
Bisognerebbe far capire a queste dive che non è sempre necessario eternare così la propria immagine, sia pure con qualche variazione legata alla vicenda, in questa caso militaresca; dentro il canone hollywoodiano si può osare qualcosa di più, mettersi in gioco, non fare sempre la stessa faccia.
Michele Anselmi