Che La buca sia un film di Daniele Ciprì lo capisci dalla cura e qualità fotografica: dai quei colori pastellati, a volte nitidi, a volte sfocati che cambiano e variano a seconda delle scene. Aurea, ocra per le scene di flashback, come quelle girate sulla nave, satura, eccessiva e barocca per la maggior parte del racconto. Per altri aspetti – soggetto, ambientazione, lingua, cast – c’è da domandarsi se sia veramente un film di Ciprì. In sala dal 25 settembre, distribuito da Lucky Red, La buca è, infatti, il primo film non siciliano, recitato in dialetto non siciliano, con personaggi non siciliani, ma sempre disgraziati e anomali. Non raggiungono, certo, lo stesso livello di quelli di Cinico Tv, hanno una maggiore grazia ed eleganza – uno di questi svolge anche la professione di avvocato – ma sono ugualmente umanità misere, opposte ed emarginati sociali in cerca di un riscatto, di un evento casuale per risollevarsi. Non sono borderline, ma rasentano l’esclusione sociale per la loro follia. Talmente così concitati ed isterici che anche gli attori, Sergio Castellitto e Rocco Papaleo, hanno dovuto adattare la recitazione alla storia rendendola così veloce, quasi al limite dell’inciampo.

Ogni scena di La buca è anche un continuo omaggio al cinema, in particolare, alla commedia americana ed italiana. E se per Ciprì il cinema è pensato come un’evocazione, in questa pellicola sono frequenti i rimandi alle opere di Monicelli, Risi, Lubitsch, Capra, Billy Wilder e Blake Edwards. È poi il primo esperimento di film visibili a ipovedenti: grazie, infatti, ad un’invenzione italiana è possibile scaricare l’app gratuita MovieReading su Iphone e smartphone Android e acquistare l’audiodescrizione.

Alessandra Alfonsi