L’età dell’oro del mondo della serialità è finalmente arrivata e – senza alcun dubbio – Netflix, con l’acquisto della serie dei record “La Casa di Carta”, ne è diventato il vero fautore grazie al guizzo creativo di Alex Pina che è riuscito a trasformare una semplice serie tv pensata per il mercato spagnola ad un colosso internazionale disponibile in più di 150 paesi.
Nel secondo volume dell’ultima stagione de “La Casa di Carta”, la serie ritorna alle origini; dopo numerose digressioni, infatti, in questi cinque episodi conclusivi il prodotto torna al cuore centrale dello show che è riuscito a far innamorare milioni di fan in tutto il mondo. La rapina alla Banca di Spagna è ormai agli sgoccioli: ci sono tonnellate d’oro da portare fuori dalla banca, per poi tirare fuori la banda dalla trappola mortale messa in atto dall’esercito di Sagasta.
Tutto riparte dal momento in cui il volume 1 si è concluso: la morte di Tokyo e l’uccisione di 6 militari dell’esercito messo in campo da Tamayo. Tutti si stanno preparando per una reazione. La banda, il Professore all’esterno, quello che rimane dell’esercito all’interno, ma anche l’intero corpo di polizia e, soprattutto, Alicia Sierra, la vera variabile impazzita, il Jolly che può davvero far saltere tutte le carte sul tavolo da gioco.
“La Casa di Carta” Parte 5 Volume 2, dopo che da heist movie era diventata un war movie, ora, ritorna nell’ambito del cinema di rapina, un prodotto fatto di regole, strategie, piani e numerose alternative ai piani proposti, a tratti diventa un film western, ma la verità è un’altra. “La Casa di Carta”, vi piaccia o no, è una serie a suo modo unica, un mix perfetto di un’infinità di generi che, fondendosi insieme, riescono a regalare – a chi guarda – un prodotto unico e ricco di colpi di scena. Il finale di serie conferma e porta al limite gli ingredienti che fino a qui hanno caratterizzato la serie di Alex Pina. La suspense e la tensione che, in alcuni momenti, raggiungono picchi altissimi, ma anche la sospensione dell’incredulità che, anche in questi episodi, è ai massimi livelli proposti, ma il bello è proprio questo! – se non vi lasciate andare, la serie non fa per voi. Gli ultimi cinque episodi nascono con un obiettivo preciso: tentare di alzare, continuamente, l’asticella della sfida e del pericolo con dei momenti goliardici e ricchi di amore, come le scene in cui assistiamo ai dolori Denver, alle visioni – a tratti particolarmente divertenti – di Stoccolma, ma soprattutto alla distruzione emotiva di Rio.
Il finale di serie è davvero all’ennesima potenza; se la serie di Pina vi è sempre piaciuta sicuramente non resterete delusi dal finale realizzato. Al contrario, se siete tra i detrattori del prodotto Netflix, probabilmente non vi piacerà. Tutto in questo finale di stagione è studiato nei minimi dettagli; gli sceneggiatori, che da anni ormai stanno muovendo le pedine (i personaggi) sulla scacchiera, hanno trovato il modo di dare nuovamente filo da torcere al Professore e alla sua banda: come l’apparizione – scontata, ma d’effetto – di due provetti ladri che giocano ai loro stessi trucchi di illusionismo.
Ma i personaggi, elemento centrale che più di tutto ha rapito il cuore del pubblico, non sono solo delle pedine, tutt’altro. Hanno aspirazioni, affetti, sogni, legami e voglia di futuro. Sono legati al proprio passato, ai propri amanti, all’ideologia che li ha sempre contraddistinti: un elemento ricorrente a cui tutti fanno riferimento è la verità. E “La Casa di Carta”, serie iperbolica e simbolica, ha in sé quel fondo di verità quando sotto alle tute, alle maschere di Dalì, sotto all’oro fuso e poi ricreato, si fa carico degli ultimi, degli emarginati, dei reietti.
“Bella Ciao” non è una canzone a caso; quella del Professore e della Banda, infatti, è una lotta partigiana contro i potenti, i poteri forti, la dittatura delle banche e dei governi che occultano le informazioni. In tutta la serie, fin dal principio, c’è molta verità partendo proprio dal colore de “La Casa di Carta”: il rosso in tutte le sue sfumature, un colore da sempre legato al potere, alla passione, alle emozioni forti e al pericolo. Eppure, nonostante l’importanza della verità, la serie mostra anche l’altro lato della medaglia: in cui l’illusione, il gioco di prestigio, la magia la fanno da padrone.
Ormai lo sappiamo, non è tutto oro quel che luccica. “La Casa di Carta” è finita. Ma il sogno no, quello continua, per sempre.
Flavia Arcangeli