Fenomeno Zalone | Da Il Fatto Quotidiano di sabato 15 gennaio

Il produttore più ricco dell’anno è un ragazzino di 13 anni, che due anni fa consigliò al padre di produrre un film con tal Checco Zalone. Il ragazzino si chiama Filippo e suo padre è Pietro Valsecchi, il produttore del film di Zalone. Venti milioni di euro al box office nei primi 5 giorni. Uno sfracello. Chiedo a Valsecchi quanto incasserà alla fine. Risponde: più di 40 milioni. Se si avvera, il film polverizzerà ogni precedente, incluso La vita bella di Benigni. Tutto nasce a capodanno tre anni fa quando, guardando la tv, Valsecchi jr. segnala al padre un comico di origine pugliese. Dice a Valsecchi senior: dovresti fare un film con lui, fa sganasciare  dal ridere. In quel momento si trovano in vacanza a Cortina. Il giorno dopo, la mattina presto Checco Zalone si sente svegliare da una telefonata. E’ il titolare della TaoDue. Zalone sa che è tra le più importanti case di produzione televisiva. Pensa che gli voglia proporre un recital o qualcosa del genere. Un film? Nessuno glielo aveva mai proposto. E’ disposto a venire a Cortina per parlarne? Si confida con l’amico di sempre, Gennaro Nunziante. Arrivano a Cortina vestiti come se andassero al mare, ricorda Valsecchi. Lì si gela, devono comprare qualcosa per coprirsi. Il produttore è uomo di poche parole. Sente di avere un asso nella manica. L’intuito del figlio lo ha convinto. Il comico pugliese, classe 1977, gli mostra una serie di video. Prende in giro cantanti (vedi l’imitazione di Carmen Consoli) e politici, da Vichi Vendola a Berlusconi. Esilarante la canzone dedicata alle avventure del premier con quella escort pugliese come lui. Le strofe iniziano sull’onda di De Andrè: “questa della D’Addario è la storia vera, che si trovò a palazzo quella sera…”. La seconda strofa va giù pesante: “e il premier che la vide così bella, sul lettone di Putin la mise… a pecorella”. Riesce a cantarla in trasmissione proprio a Canale 5. A riprova, dice Valsecchi, che lì non esiste la censura. Allude all’altro competitor, la Rai, che è meno permissiva. Presente il figlio talent scout, il padre decide che Zalone è maturo per fare un film. Perché no? pensa Checco. Se lo dice lui che di successi se ne intende… Nasce il problema di che storia raccontare. C’è poco da inventare: il soggetto è pronto. Basta ispirarsi alla vita di Checco. Tipica biografia di provincia meridionale. Giovane di belle speranze, muore dalla voglia di fare il cantante. La sua ragazza non crede in lui, lo lascia. Per dimenticarla, abbandona il paese e piomba a Milano. Qui si innamora della figlia di un leghista. Possiamo immaginare il resto. Valsecchi è uomo di spettacolo e ha in pentola tutti gli ingredienti per una commedia di successo. Checco e il suo amico Gennaro scriveranno la sceneggiatura, il budget è pronto. La parola d’ordine è divertitevi e fate divertire. Valsecchi jr. è al settimo cielo. Ma chi firmerà la regia? Valsecchi legge negli occhi di Gennaro il miraggio di stare dietro alla macchina da presa. Dunque che aspettare? Qui c’è l’uomo dei sogni per giovani in cerca di futuro. Sarà Gennaro il regista e se andrà bene gli farà dirigere anche un secondo film. Il film si chiamerà Cado dalle nubi. Esce in sala alla fine del 2009. In poche settimane incassa 14 milioni di euro. Ne è costato meno di 4. Le ragioni del successo? Cito Internet: una comicità di tipo demenziale, canzoni e battute a doppio senso, ambientazione vetero leghista, giovani da oratorio presi in giro con allusioni blasfeme, sessista con gli omosessuali, tenero con gli innamorati. Nel film uscito in questi giorni, Che bella giornata, gli ingredienti sono più estremi, più taglienti. Zalone spinge l’acceleratore sui suoi punti di forza e i risultati si vedono. Curzio Maltese dalle colonne di Repubblica loda il comico, ma lo mette in guardia dai produttori. Vale a dire: attento a non diventare una gallina dalle uova d’oro, col rischio di vendere l’anima al diavolo. A Valsecchi l’avviso non piace. Dietro all’exploit di Zalone, ci sono lui e il figlio minorenne. Senza di loro, forse Zalone sarebbe rimasto un comico da cabaret televisivo e il suo compagno Gennaro un aspirante regista. Effettivamente il ruolo del produttore nel nostro paese non ha il riconoscimento che gli spetta. Il pubblico ignora la sua funzione: quando una pellicola ha successo si parla del regista, degli interpreti, mai di chi ha trovato i soldi. Valsecchi ha sinora sfondato soprattutto in televisione. Prima di Zalone, ha prodotto cinema di impegno, compresi alcuni film di Michele Placido, ma nessuno ha generato profitti. In tv invece, in coppia con la moglie Camilla, ha sbancato l’Auditel. La sua intuizione è stata di proporre storie di realtà. In cinema non interessano, in televisione sì. In sala si deve pagare, in tv sono gratis. In meno di un decennio macina un successo dietro l’altro. Tant’è che gli offrono di comprare la TaoDue. Si fa avanti De Agostini. Piersilvio Berlusconi rilancia e compra tutto. Si parla di 400 milioni di euro. Non credeva più nel cinema, ora grazie a Zalone è tornato a farlo. Gli chiedo come si trova a lavorare per Berlusconi. Risponde che lo ha incontrato solo una volta. Il premier voleva conoscerlo. Una stretta di mano e un pacco di milioni. Gli domando se non trova scandalosa la concentrazione di potere, per cui a produrre fiction sono solo un pugno di clientes. I quali ogni anno, tra Mediaset e Rai, si dividono una torta da oltre 500 milioni. Vincono i produttori migliori, risponde. Non è la legge della giungla? Domando dei tagli al cinema e alla cultura. Pensa che sia un errore del governo e in particolare di Bondi. Il ministro non si rende conto del patrimonio immenso del nostro paese. “Una ricchezza, che andrebbe amministrata da persone capaci. Basterebbe portare fuori dagli scantinati le migliaia di opere d’arte che ammuffiscono nei musei per diventare tutti ricchi”. Bondi, sii buono, fa` diventare ricchi anche noi.