Alejandro Pereyra è un artista argentino che ha scelto, dal 2003, la città di Matera come luogo privilegiato per la sua attività. In due spazi espositivi tra i vicoli del centro storico della futura Capitale europea della cultura è possibile ammirare la serie delle sue opere dedicate al cinema: La grande illusione. L’impatto visivo con le raffigurazioni realizzate dall’artista di Buenos Aires è, a prima vista, fortemente legato alla Pop Art. Sulle tele si stagliano i primi piani dei personaggi più noti della storia del cinema, realizzati con la tecnica del papiers collés, ossia l’assemblaggio di materiale cartaceo. Tra i soggetti ritratti figurano: Marylin, Robert De Niro in Taxi Driver, Batman, il Joker di Heath Ledger, Maria la donna robot di Metropolis, Federico Fellini, James Dean, Alex di Arancia Meccanica, scelte iconografiche da cui è facile dedurre che l’autore è anche un competente cinefilo.

Ma cosa distingue le opere di Alejandro Pereyra da quelle che la storia dell’arte ci ha già regalato passando per Andy Warhol, Richard Hamilton, Mimmo Rotella e altri? Per scoprirlo è necessario andare oltre la percezione della prima visione d’insieme. Se a un primo sguardo la tela sembra frutto di un’espressione pittorica, è sufficiente destrutturare la composizione per apprezzare a pieno i dettagli di cui è composta. Ogni frammento, ogni ritaglio cartaceo che compone il collage, è un tassello semantico. Se si osserva, ad esempio, con attenzione, il ritratto che Alejandro fa del Joker, a cui il regista Christopher Nolan ha dato vita, si riesce a scorgere, nell’utilizzo dei ritagli che compongono la figura, un lavoro concettuale che rappresenta l’essenza della poetica di Pereyra. Carte da gioco, pagine di fumetti della DC Comics, ritagli di riviste con gli stessi personaggi pensati da registi differenti, stralci simbolici dell’America liberale. Ciò che rende un personaggio cinematografico un’icona è anche il contesto culturale in cui è prodotto, il background socioculturale diventa parte integrante del progetto artistico e quello che colpisce è l’abilità di collocare l’uno accanto all’altro, con una straordinaria affinità compositiva, ogni singolo elemento.

Ogni opera offre dunque più livelli di significato, i ritratti dell’artista argentino allenano l’occhio e la mente alla ricerca ed esigono una capacità immersiva. La tecnica è al pieno servizio dell’arte. Ritagli, flyer, pezzi di brochure pubblicitarie, biglietti di diverse linee metropolitane nel mondo, non sono tessere scelte a caso per delineare profilo e profondità di ogni volto, ma frutto di un accurato lavoro di ricerca dell’autore utile a rappresentare in maniera più ampia il senso dell’opera. La grande illusione è il titolo che l’artista sudamericano ha scelto per racchiudere l’insieme dei suoi omaggi al grande cinema, un cappello sufficientemente evocativo per chi osserva le sue tele. Lo spettatore ha l’illusione di riconoscere all’istante delle immagini ben radicate nella sua memoria cinematografica, ma è solo un’illusione appunto, un gioco di incastri che nasconde allusioni, rimandi, connessioni, citazioni che aprono a nuovi e più complessi significati. Nell’era del digitale, l’arte della carta genera un rinnovato stupore, così come la sfida di non fermarsi in superficie ma di scandagliare la profondità di ipertesti creativi e analogici.

Chiara Pascali