L’angolo di Michele Anselmi

Bisogna saperlo: “Edison – L’uomo che illuminò il mondo” non è un film su Thomas Alva Edison, anche se si parla parecchio di lui. Il titolo originale recita, più onestamente, “The Current War”, la guerra della corrente elettrica, e quello è il tema vero: cioè la storica rivalità tra l’inventore Edison (1847-1931) e l’imprenditore George Westinghouse (1846-1914).
Girato nel 2016 e finito nel tracollo produttivo/giudiziario del produttore Harvey Weinstein, il film di Alfonso Gómez-Réjon esce solo adesso, giovedì 18 luglio, distribuito da 01-Raicinema, magari confidando sulla presenza dell’attore Benedict Cumberbatch, che incarna un Edison ancora giovane ma già abbastanza nevrotico e visionario, riluttante a ogni accordo con l’avversario e deciso a portare prima degli altri l’energia elettrica nelle case degli americani sfruttando le nuove potenzialità offerte dalla lampadina a incandescenza.
In realtà il regista, americano di nascita ma messicano di origini, guarda con più simpatia alla figura di Westinghouse, che il sempre bravo e imponente Michael Shanon restituisce con tanto di baffoni e basettoni; mentre il terzo giocatore in campo, l’inventore bohémien in bilico tra i due contendenti, è rappresentato dal serbo Nikola Tesla, interpretato da Nicholas Hoult.
Il film, ambientato tra il 1880 e il 1893, ricostruisce con una certa dovizia di particolari la titanica sfida tra i due, condotta a colpi di brevetti, dichiarazioni, sperimenti falliti, incidenti mortali e lettere rubate; il tutto per decidere se fosse più sicura, affidabile, riproducibile la corrente continua, come sosteneva Edison, o quella alternata, come sosteneva Westinghouse. Alla fine vinse il posato e scaltro industriale, che ebbe il suo trionfo quando si trattò di illuminare la prima Fiera Colombiana di Chicago, 1893, in occasione dei 400 anni dalla scoperta dell’America. Mentre il febbrile e molto orgoglioso Edison si consolò con il kinetoscopio, alla base della futura invenzione del proiettore cinematografico (così almeno pare).
Il film, forse debitore di qualcosa a “Prestige” di Christopher Nolan nella messa in scena elegante e fantasiosa, tra prodigiosi effetti visivi e accurate ricostruzioni scenografiche, in realtà risulta abbastanza inerte, per nulla elettrizzante nonostante l’argomento, come vittima di un corto circuito che spegne presto la curiosità dello spettatore nello snocciolarsi di episodi ed episodietti. A dare una certa scossa emotiva dovrebbe provvedere l’episodio che riguarda la controversa invenzione della sedia elettrica, sperimentata per la prima volta proprio nel 1893, con effetti orribili sul corpo del povero condannato; e il montaggio non perde l’occasione di evidenziare le contraddizioni di Edison, il quale di nascosto, pur di danneggiare l’avversario nella “guerra della corrente”, contribuì con i suoi consigli tecnici alla messa a punto del micidiale strumento, dopo aver sostenuto per una vita, da convinto idealista-positivista, che mai una sua invenzione avrebbe cagionato la morte di un uomo.
Il messaggio morale è chiaro ancorché prevedibile: la scienza può fare molto bene o molto male, a seconda di come viene usata, e nessuno è mai del tutto innocente, anche quando professa di agire per il bene dell’umanità, oltre che per la salute delle proprie tasche.

Michele Anselmi