La lunga strada gialla è un road movie inaspettato. Stupiscono, infatti, il mezzo e lo scopo dei due viaggiatori, che partono per 72 giorni dalla funestata altura di Portella della Ginestra per raggiungere l’indifferente colle del Quirinale. L’impresa si può ben dire anacronistica: Federico e Mirko sfidano 1200 kilometri a dorso di mulo – alle calcagna, solo l’occhio e l’apparecchio dei registi Christian Carmosino e Antonio Oliviero, vincitori del premio Ambiente e società al Festival Cinemambiente di Torino. Il 16 settembre il Green Movie Film Fest ha portato al Quirinetta La lunga strada gialla: il “messaggio ecologico” sembra il cuore pulsante del documentario, proposto infatti nelle giornate del Riscarti Festival (12 – 18 settembre). Ma perché le gesta di due “vecchi cavalieri” sui sentieri della transumanza (i “tratturi”, antichissime vie d’erba battuta) dovrebbero interessare qualcuno di noi, metropolitani capitolini, fedelissimi dell’automobile e del confort anestetizzante della tecnologia? Quale morale è professata, se di morale si tratta? Due immagini del viaggio bastano per dare una risposta: prima una lunghissima duna di sabbia picchettata di tonnellate di brandelli di plastica, poi l’acqua putrida di un ruscello boschivo. Qualcosa si è perso: non solo “la semplicità e la bellezza”, parole masticate a più riprese da Mirko e Federico, che la semplicità la incarnano nel calpestio schioccante del mulo e la bellezza la lambiscono negli scheletri di chiese abbandonate, intrecciati d’erba e rami, nelle discese e risalite della valle del Miscano, negli scorci privati sull’abbazia di Montecassino. Si è perso dell’altro, nel quotidiano futuristico e metallico: la memoria. Ecco cosa racconta Federico dell’alba in cui sale sui monti campani “a cacciar giù la legna” coi muli da fatica: “si parlava dei nonni, dei trisavi, dei bisnonni, dei vecchi boscaioli […] questi uomini non erano morti, erano vivi, stavano vivendo con noi in quel momento, le loro anime erano in quelle montagne perché si parlava di loro tutta la giornata. E la maggior parte di questi ragazzini non li hanno mai conosciuti…”. La memoria. Questo è il cuore pulsante di La lunga strada gialla, la ragione per cui due giovani possono prendere da Palermo la via del Quirinale su due muli. Ricordare chi siamo per non essere dimenticati, nella cooperazione atavica con la natura, malgrado il mondo in uno schermo, malgrado la nostra quieta indifferenza.  “E bomba o non bomba”, canticchia Mirko sull’erba gialla, “arriveremo a Roma. Malgrado voi…”

Marta De Nitto Personé