La Mostra di Michele Anselmi per Cinemonitor
Benvenuti al Lido. “La Mostra nell’anno del terrore / Misure da film” strilla “il Gazzettino”, cioè il più autorevole quotidiano locale, provando a mettere insieme realtà e finzione, allarmando quel tanto che basta per non creare il panico. Domani, con “Downsizing” di Alexander Payne, si apre ufficialmente la 74ª edizione della cine-kermesse veneziana; e intanto stasera i cinefili scalderanno i muscoli con la versione ritrovata di “Rosita” di Ernest Lubitsch, anno 1928, proiettata in forma di antipasto ufficiale. Ma certo il tema della sicurezza, almeno in questa giornata di vigilia, sembra agitare il Lido. Sui quotidiani veneziani si fa l’elenco, appunto, delle “misure da film”: non solo barriere di cemento antisfondamento, camionette blindate e un centinaio di agenti, tra poliziotti, soldati e carabinieri, sempre all’opera, ma anche una quarantina di telecamere, la Sala operativa interforze (in gergo Soil) allestita al quarto piano del Casinò, un camion adibito a laboratorio mobile per la scientifica, pure un gruppo di agenti in borghese dotati di uno speciale smartphone capace di controllare volti e identità nella folla.
E tuttavia l’aria è più o meno la solita. Si stanno dando gli ultimi ritocchi alla “cittadella” della Mostra dopo i lavori non di poco conto che hanno ridisegnato l’area. Archiviato già l’anno scorso il “buco” dove fu trovato l’amianto ai tempi del ministro Bondi, il piazzale davanti al Casinò è stato ripavimentato e ripensato, con l’aggiunta di prati e di una fontana rasoterra; e anche il Palazzo, ormai orfano delle misteriose schegge rosse ne hanno caratterizzato per anni la facciata, oggi risplende di un bianco assoluto, smagliante, molto anni Trenta, grazie anche alle 300 sfere di vetro, fitte fitte, pronte a illuminare la scritta che recupera la dizione originale: Mostra internazionale d’arte cinematografica (tutto in maiuscolo). Presidente della Biennale e sindaco di Venezia, ossia Paolo Baratta e Luigi Brugnaro, hanno cementato un’alleanza che pare resistere a ogni scossa politica; e l’arrivo da Roma per la serata d’apertura del presidente della Repubblica e di tre ministri, Franceschini, Boschi e De Vincenti, è considerato di buon auspicio per un’edizione che viene definita “super” dai mass-media.
Magari, nonostante la presenza di star hollywoodiane di ogni età e di una foltissima delegazione di titoli italiani, sarà meglio vedere i film prima di sbilanciarsi coi giudizi, ma di sicuro Venezia 74, per la gioia del dirtettore Alberto Barbera, parte col vento in poppa (anche perché Cannes 2017, a parere degli esperti, pare aver deluso).
Un’altra cosa è certa, però. Basta dare uno sguardo alla “cittadella” della Mostra per accorgersi che la Rai quest’anno la farà da padrona. Il marchio è dappertutto, un nuovo cubo di vetro destinato ad accogliere tecnici e giornalisti campeggia alle destra del Casinò restaurato. Infatti, avendo Raicinema ben 26 titoli nelle diverse sezioni, non sorprende che la casa madre dedichi ben 50 ore di programmazione alla Mostra, per un totale di 10 programmi. Altre 30 ore riguarderanno i film che hanno fatto, in passato, la storia del concorso.
Magari ora si capisce meglio il senso delle parole di Baratta. Rispondendo qualche giorno fa a una domanda del “Corriere della Sera”, il presidente della Biennale aveva scandito: “Noi, con le nostre spalle e i nostri soldi, anche se è molto presente Raicinema, con cui abbiamo talvolta discusso e litigato, non abbiamo pressioni. Ecco, il miracolo della Mostra è la libertà e l’autonomia dalla politica e dai produttori”. Il riferimento non parrebbe a quel lontano episodio del 2003, quando, a causa del mancato Leone d’oro a “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio, l’allora amministratore delegato di Raicinema, Giancarlo Leone, minacciò di non mandare più i film della casa in gara a Venezia. Ne seguì un discreto parapiglia sui giornali. Poi tutto si aggiustò, com’è naturale che sia, sicché Raicinema, anche per l’assenza progressiva della concorrente Medusa a corto di cinema d’autore, ha ricominciato a inviare felicemente i suoi prodotti al Lido, con lusinghieri risultati pure sul fronte dei premi. Non è un segreto per nessuno che quest’anno l’amministratore delegato Paolo Del Brocco punti all’en plein. Tutto torna, sempre, o quasi. Poi, s’intende, bisogna fare i conti con le giurie (sono sempre una sorpresa, com’è giusto che sia).
Michele Anselmi