La nascita del cinema di fantascienza (1895-1919), Gli anni d’oro del cinema di fantascienza (1920-1929), L’orizzonte perduto del cinema di fantascienza (1930-1939), Sul sentiero dei mostri atomici (1940-1941), Il cinema di fantascienza tra Batman… Superman e le crociere siderali (1942-1944), Il cinema di fantascienza e l’atomo infinito (1945-1947), Frankenstein contro Superman (1948) sono i titoli dei sette volumi di “Il cinema di fantascienza”, straordinario progetto editoriale (ri)avviato nel 2005 per Profondo rosso editore dopo le prime, mitiche edizioni Fanucci. Per analizzare il volume 8, La porta sui mondi, abbiamo incontrato l’autore, Luigi Cozzi, regista, saggista, divulgatore.

Questo ottavo volume analizza un solo anno di cinema, il 1949, come il precedente “Frankenstein contro Superman” analizzava soltanto 1948. È come se la tua opera sulla fantascienza si preparasse sempre meglio all’exploit del 1950, è così?

Be’, al cinema, la fantascienza è letteralmente esplosa a partire dal 1950 e in effetti trattare a fondo questo decennio costituirà sicuramente il fulcro del mio lavoro. Ho già svolto tutte le ricerche per il nuovo libro sul solo 1950, che sarà lunghissimo e stracolmo di film. Il testo già l’ho scritto fino a metà, ma mi serviranno almeno un paio di mesi ancora per completarlo, e quindi credo che il nono volume della serie non uscirà prima della tarda primavera 2019 e sarà piuttosto “cicciottello”…

A differenza di altri testi dedicati al cinema di genere, i tuoi volumi si aprono sempre con un inquadramento dei maggiori fatti che hanno caratterizzato il periodo analizzato nel testo, come si farebbe con una storia del cinema “canonica”. Anche da questo emerge la serietà dell’approccio… Parliamo di questo?

Il cinema non è affatto un’arte immortale, tranne che in pochi, pochissimi casi, perché è troppo legato al momento e alla condizione della società. E siccome questi cambiano in continuazione, non si può capire l’evoluzione e lo sviluppo del cinema senza inquadrarli all’interno dell’epoca in cui sono avvenuti. Il cinema infatti è lo specchio degli umori, delle sensazioni, delle pulsioni e delle tensioni che in quel medesimo periodo attraversano la società umana.

Leggendo questo ottavo volume, ma in generale il libri della serie, emerge una grande libertà nell’approccio analitico, che sa avvincere il lettore come si trattasse non soltanto di saggistica. Penso ad esempio alla parte dedicata a “Il ritratto di Jennie”con la trascrizione dell’incipit del romanzo… In che modo scegli queste deviazioni?

Sono uno scrittore che ha il massimo rispetto per il pubblico e quindi, qualunque cosa io scriva – narrativa, informazione, saggistica, copioni cinematografici – deve “prendere” il lettore e convincerlo ad andare avanti nella lettura. Applico lo stesso criterio anche alla mia saggistica cinematografica, che deve essere al tempo stesso semplice quanto informativa ed esauriente, oltre che estremamente scorrevole, anche se l’argomento trattato a volte può essere estremamente complicato. Questi sono i criteri che applico sempre quando scrivo, e mi sembra che i miei libri sulla storia della cinematografia di fantascienza ne siano la dimostrazione.

Negli ultimi volumi della serie accanto all’analisi dei titoli cinematografici ha una larga parte anche il riferimento alla televisione. Leggendo “La porta sui mondi” il lettore capisce che non soltanto adesso il piccolo schermo è la casa della creatività… Cosa ne pensi?

La televisione è importantissima, e in mezzo a una marea di spazzatura ha offerto comunque parecchi lavori più che decenti e interessanti. È un mezzo sicuramente diverso dal cinema, con sue regole estetiche proprie, ma al tempo stesso è strettamente imparentata con i film. Non si può quindi non considerarla, anche perché a partire dalla fine degli anni Quaranta la televisione ha determinato con la sua ascesa grandi mutamenti all’interno della stessa industria cinematografica.

Non di rado, anche in questo volume, ti chiedi se un dato titolo ha più o meno diritto ad essere trattato in un testo sul cinema di fantascienza. Come spiegheresti ai nostri lettori i tuoi criteri di selezione?

Con le parole “fantascienza” o “science-fiction” si definiscono non un genere ma un contenitore: quando si parla genericamente per esempio di un film di fantascienza, non si sa mai di che tipo di pellicola si tratta, perché potrebbe trattarsi di una storia ambientata nello spazio, realistica tipo il film “The Martian” oppure del tutto favolistica come “Star Wars”, oppure drammatica quale “Gattaca” o, ancora, rientrano nella definizione di fantascienza pellicole quali la storie di fantapolitica “Sette giorni a maggio” o “Va’ e uccidi”…”Il dottor Stranamore”, “Il ruggito del topo”, “Arancia meccanica” , o ancora “Jurassic World” o “Blade Runner” e “2001: odissea nello spazio” oppure “Ritorno al futuro”. Insomma, tutte opere che possono tranquillamente rientrare nella fantascienza in generale anche se trattano tematiche diversissime e in maniere estremamente differenti. In più, oggi, in molti annettono alla fantascienza suoi sotto-generi quali la “science fantasy” o addirittura la “fantasy” o perfino la “sword-and-sorcery”, senza parlare del “fanta-horror”, tutti filoni che fino a qualche decennio fa venivano considerati a sé stanti. Quindi ritengo sia molto difficile stabilire adesso con precisione quale film rientri precisamente nella fantascienza oppure no, con la confusione dei generi e sotto-generi attualmente in atto. Per questo nei miei libri a volte scrivo di certi film che a mio parere non sono di fantascienza, solo che altri ora li ritengono tali…e viceversa: faccio così soprattutto per fornire al lettore gli elementi necessari affinché poi ciascuno possa prendere da solo una decisione in proposito.

Quando potremo leggere il nuovo volume della tua storia della fantascienza?

Il prossimo uscirà a primavera, come ho già detto, e tratterà del solo 1950. Il successivo, quello dedicato al 1951, temo che non apparirà prima del 2020 o giù di lì.