di Stefania Bellinvia
Un gradito ritorno per Paolo Virzì con il film La prima cosa bella, tornato sugli schermi dopo il feroce ritratto dell’Italia precaria del precedente Tutta la vita davanti, scegliendo stavolta di tornare nei meandri della sua città natale, Livorno, in un momento in cui, dichiara, “in questo paese ci si sente come in esilio”.
La commedia, scritta dal regista insieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo, racconta la storia dolceamara fatta di andirivieni tra la Livorno degli anni Settanta e la realtà odierna del legame tormentato tra un madre particolare e i suoi due figli, il tutto accompagnato da riscontri autobiografici e rimandi automatici all’indimenticato Ovosodo.
Bruno Michelucci (Valerio Mastrandrea), insegna lettere a Milano, e la sua ordinaria vita viene d’un tratto invasa dall’arrivo della sorella Valeria (Claudia Pandolfi) motivato dalla preoccupazione per l’incerto stato di salute della madre Anna (Stefania Sandrelli), malata di cancro ma comunque capace di conservare la sua speciale vitalità. Valeria convince Bruno a tornare a Livorno, costretto dunque a ripercorrere gli stati i nodi della sua crescita, segnati soprattutto dal difficile rapporto con la madre. Gli anni della sua infanzia, infatti, con tutto il loro carico di incomprensioni e affetto, al seguito di una madre (Stefania Sandrelli da giovane, interpretata da Micaela Ramazzotti) fin troppo esuberante, capace di offrire tutta sé stessa alle persone che incontra e alle occasioni che le capitano, riaffiorano inevitabilmente in Bruno, che alla fine, insieme alla sorella, riuscirà forse a sciogliere quel groppo alla gola emotivo che si porta dentro da tutta una vita.
Un Valerio Mastrandrea che veste i panni di un “toscanaccio doc” risulta davvero una scelta azzeccata, ma a spiccare all’interno di un cast ben equilibrato e affiatato è senza alcun dubbio l’interpretazione di Stefania Sandrelli, il cui ruolo prepotente di madre e di donna forte e folle, che ama in maniera eccessiva e quasi invadente, sembra esserle stato cucino addosso. In fondo, avere una madre incoronata “la mamma più bella” alla tradizionale elezione delle Miss in uno stabilimento balneare della Livorno degli anni ’70, e assistere a ciò e a tutto quello che ne consegue per una donna bellissima, vitale, frivola e anche un po’ imbarazzante, è forse più di quanto può sostenere un bambino di otto anni.
Virzì ha voluto raccontare la storia semplice ma allo stesso tempo complessa di un vivere, lasciarsi e poi ritrovarsi di un nucleo familiare, omaggiando quella “prima cosa bella” che è, con tutti i suoi pro e contro, l’amore incondizionato delle mamme verso i loro figli, che può essere si, un’arma a doppio taglio, ma che comunque lascia alle sue vittime quella sensazione agrodolce che riempie la vita e alla quale non ci si può mai sottrarre.