Due fenomeni mediatici sono sulla bocca e soprattutto sotto gli occhi di tutti. Il primo riguarda l’imponente e continua ascesa delle webserie che spopolano, ormai, ovunque, spostando lentamente ma in modo sempre più imponente il pubblico dalla Tv alla rete; l’altro, invece, è quello che vede protagonisti di sempre più numerose produzioni filmiche i cosiddetti morti viventi. Se solo pochissimi anni fa siamo stati spettatori del rilancio dei vampiri, il 2013 passerà alla storia come l’anno degli zombie: dalla televisione al cinema, da The Walking Dead (giunto quest’anno alla sua quarta stagione) a World War Z passando per Warm Bodies.

La webfiction Inglorious Hunterz è un po’ il simbolo di questi due fenomeni, perché racchiude in sé non solo un pieno omaggio alla filmografia di George A. Romero, ma soprattutto per il suo essere una serie per la Rete, che seppure low budget, anzi, no budget, mostra comunque in maniera grintosa un amore viscerale per la settima arte: lo stesso che molto spesso non traspare dai kolossal made in USA. Il suo regista e creatore, Luca Baggiarini, marchigiano doc, è un vero operatore multitasking delle arti figurative: graphic designer, operatore video, montatore e persino truccatore. E la novità narrativa che ha introdotto nell’abusato universo narrativo degli zombie è data dalla particolare ambientazione storica di tutta la vicenda.

La sua serie, infatti, si svolge nel secondo dopoguerra, nell’appennino umbro marchigiano dove operavano ancora squadre di partigiani che cercavano di stanare gli ultimi gruppi di militari nazisti attivi sul territorio italiano. La presenza di questi ultimi tra l’altro è legata ad un misterioso “composto” che sarebbe responsabile della creazione dei non-morti. Proprio per questo, non di rado, i nostri eroi si ritrovano a fronteggiare due nemici contemporaneamente: da una parte l’esercito del Führer, equipaggiato con armi davvero avveniristiche (navicelle Ufo per spostarsi, Golem futuristici che lanciano fulmini dalle mani…), e dall’altra zombi affamati di cervelli, che sempre più numerosi infestano le campagne del centro Italia.

Una webserie che riesce a trasmettere perfettamente le atmosfere degli action movie italiani degli anni Settanta in stile Enzo G. Castellari, a cui lo stesso titolo rimanda, ennesima dimostrazione di come dal basso molto spesso arrivino lavori che nulla hanno da invidiare a progetti cinematografici più imponenti.

Michele Pinto