“Questo è il libro che mamma Marie ha scritto al piccolo Tomy. Spero di riuscire a finirlo”.
Quanto è grande l’amore di una madre e di una moglie? Quanto è forte una donna che accetta la sua morte? Il film disponibile dal 24 novembre su Netflix “Il quaderno di Tomy” è duro e schietto nel raccontare la vera storia di María Vázquez, la donna uccisa dal cancro il 21 aprile del 2015. La narrazione non lascia scampo a fraintendimenti, Marie si presenta subito e racconta in prima persona il suo percorso, essendo lei stessa la sua voce narrante fuori campo. La crudeltà del tema affrontato non chiude però le porte alla dolcezza e all’amore della donna verso il marito Federico e il figlio Tomy. Marie è una donna forte, decisa e razionale, consapevole dell’inevitabile destino a cui va incontro la sua vita, ma la sua personalità sconvolgente pone il punto su una grande forza della narrazione, cioè la capacità di rendere la protagonista estremamente vicina allo spettatore. Chi osserva dall’esterno non percepisce Marie come estranea, al contrario proietta verso di lei la sua empatia, come se fosse un amico: ride con lei, piange con lei, provando allo stesso tempo un istinto di protezione inatteso mentre la accompagna verso la fine. L’interpretazione dell’attrice Valeria Bertuccelli è a dir poco magistrale, riesce ad incarnare un dolore che non le appartiene facendolo suo a trecentosessanta gradi: l’attrice per ottantatré minuti e la vera María. La strutturazione del film è perfettamente lineare rispetto al racconto e viene rafforzata dalla presenza di riprese da cellulare e da un trucco che rende tutto estremamente realistico come se, il tutto, fosse uno dei video ricordo girati per Tomy. Diventa reale una storia che di per sé già lo è, non si tratta di finzione, ma è la storia di una donna che l’ha vissuta davvero e questa consapevolezza tende a rafforzare l’imprinting con la protagonista. La narrazione non è solo la voce amorevole di una madre che dichiara eterno amore al proprio bambino tramite un quaderno in cui annota tutte le emozioni, i ricordi, il rammarico, le raccomandazioni per il futuro, ma è anche quel canale tramite cui Marie sfoga la sua personale frustrazione, come se la possibilità di essere la voce fuori campo trasformasse lo schermo nel suo affezionato account Twitter. La donna, però, non è l’unica protagonista della storia, insieme a lei un ruolo importante è da riconoscere a Federico: l’amore che lega i due coniugi va oltre ogni dolore, oltre ogni ostacolo, Federico è disposto a mettere da parte l’egoismo e la paura pur di mantenere il patto d’amore fatto a Marie. I primi piani sugli occhi dell’uomo non hanno bisogno di argomentazioni, esprimono lo stesso amore racchiuso nel quadernino colorato del piccolo Tomy e nell’abbraccio conclusivo del film, tutti elementi che nella giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne, testimoniano la speranza in un amore vero che sopravvive ad ogni costo, addirittura alla morte.
Cristina Quattrociocchi