Tutto molto curioso ciò che sta avvenendo al Centro sperimentale di cinematografia, soprattutto per il modi usati dalla politica. Felice Laudadio è il nuovo presidente al posto del molto abbacchiato Stefano Rulli, come ha anticipato tra le righe Pedro Armocida su fb e ormai risulta evidente a scorrere il sito della Camera (la ratifica ufficiale è prevista per giovedì 24 novembre, relatrice la deputata del Pd Lorenza Bonaccorsi), dovrà dividersi tra il festival di Bari e il Centro a Roma, in base alla consueta logica all’italiana del piove sempre sul bagnato; I consiglieri d’amministrazione uscenti, tra i quali Aldo Grasso, Nicola Giuliano e Carlo Verdone, non sanno nulla di nulla, neanche bene quando scadono e che fine faranno (nessuno li ha chiamai); il direttore generale Marcello Foti risponde con un romanzo a Enrico Magrelli, il quale su Facebook pone problemi di metodo legati ai poteri del cda uscente e a sua volta si propone una seconda volta come responsabile della Cineteca; probabilmente la cinquina per il ruolo di Conservatore sarà rimessa in discussione dopo tanta retorica sul concorso democratico e meritocratico (il vincolo sull’età andrà a farsi benedire). Bel risultato. Il ministro Dario Franceschini che fa? Decide tutto lui, e infatti, come suggerisce con notevole malizia “il Fatto Quotidiano”, una moltitudine di cineasti e produttori firma compatta l’appello per il Sì. Non ci sono proprio tutti, per fortuna.
Michele Anselmi