Les signes vitaux | di Sophie Deraspe
La giovane Simone
torna a Quebec City per la morte della nonna, poi abbandona gli studi universitari e il “fidanzato” Boris, dedicando interamente le sue giornate all’assistenza di malati terminali in un centro di cure palliative. Ma dietro i suoi gesti di solidarietà c’è un passato che lascia segni evidenti e incancellabili nel presente, sul suo corpo, sulle sue gambe.

Vincitore del premio speciale della giuria al Torino Film Festival 2010, Les signes vitaux è senza ombra di dubbio uno dei film migliori del secondo festival diretto da Gianni Amelio. Sophie Deraspe (classe 1973) realizza un’opera intensa, che colpisce al cuore, che affronta con rispetto e senza fronzoli o facili banalità i temi della vita e della morte.
La giovane regista canadese tiene in pugno con fermezza dall’inizio alla fine ogni aspetto del suo film: dialoghi asciutti e scarni, personaggi ben assortiti e ben interpretati, una regia asettica e distaccata inframezzata da brillanti trovate (ne cito solo due: la macchina da presa poggiata sul tavolino dell’infermeria e le inquadrature dall’alto sui letti nel momento della morte come fosse lo sguardo del buon Dio sulle sue creature). I lunghi silenzi non sono mai soporiferi, anzi trasudano contenuto e intima riflessione. Tante piccole suggestioni avvolgono lo spettatore in un’aura di “suspense” poetica.
Divina la prova attoriale della protagonista, Marie Helène Bellavance, capace di portare sulle spalle un personaggio originale e una storia “di peso”.
Altro punto a favore è la presenza di un finale non scontato né buonista, che sottolinea il calore dei vivi e il freddo della morte. Un finale semplicemente carico di una necessaria speranza.
Tommaso Tronconi