L’angolo di Michele Anselmi

«Dove si fermano i camionisti si mangia bene»: mi pare poco probabile che Oscar Wilde abbia potuto scrivere una battuta del genere; nondimeno la citazione appare in esergo sui titoli di testa del film “Gli idoli delle donne”, dunque una ragione in più per non prenderla sul serio e anzi riderci sopra. Del resto siamo in una commedia di Lillo & Greg, al secolo Lillo Petrolo, classe 1962, e Claudio Gregori, classe 1963. A differenza di quanto accadeva col precedente “DNA – Decisamente non adatti”, i due comici romani stavolta si sono fatti aiutare, alla voce regia, da Eros Puglielli e un po’ si sente, in meglio. Non saprei dire se abbia senso, con la brutta aria che tira per i film italiani, fare uscire nelle sale una commedia del genere: da giovedì 14 aprile, targata Lucky Red e Vision Distribution. Ma sono un vecchio estimatore della coppia, nata come gruppo musicale “Latte e i suoi derivati”; e mi auguro che, in attesa del ravvicinato arrivo su Sky, il film sappia/possa costruirsi una sua piccola fetta di pubblico.
Sono una decina i lungometraggi nei quali i due hanno fatto coppia fissa, spesso variando sul tema, che è sempre lo stesso ma rinverdito con una certa sagacia: Greg è un po’ il clown bianco della situazione, il dandy distaccato e presuntuoso; Lillo è un po’ l’Augusto, cioè la vittima, destinata quasi sempre a soccombere nel confronto. Strampalati, vigliacchi, distratti, i personaggi incarnati dai due rappresentano di solito un campionario di buffa disumanità.
La loro comicità, specie alla radio o in teatro, lavora sulle parole, deformandone il significato, intrecciandole con altre senza senso, in un gioco tra goliardico e sofisticato, a tratti anche surreale, che li mise nel mirino di un certo salotto giornalistico con la puzzetta sotto il naso. Per dire: «Ci sono Lillo & Greg, sui quali sorvoliamo come gesto buono dell’anno nuovo» scrisse nel 2012 Riccardo Bocca nel suo blog per “l’Espresso”; «Per il resto, a parte la solita inconcludenza di Lillo & Greg (la presunzione artistica di Greg è pari solo alla sua velleità; Lillo, nella sua semplicità, è un po’ meglio)…» stroncò Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” recensendo una trasmissione di Serena Dandini.
Con “Gli idoli delle donne“ persiste la forma-sketch, da sempre prediletta, anche se si nota, mi pare, una minore propensione alla freddura, tra ironie in materia di sesso e digressioni strampalate. C’è un bel gigolò di nome Filippo, molto gettonato dalle donne, a patto che non parli troppo prima, durante e dopo (il logorroico si esprime per luoghi comuni, proverbi e banalità). Un incidente stradale nel quale rimane coinvolto lo porta in ospedale per tre mesi, ma a quel punto, causa intolleranza al cortisone, il gigolò non è più lui, infatti ha il faccione e il corpo espanso di Lillo.
«Tu non sei diverso, sei un altro!» gli fa la manager Geraldine, registrando il tracollo degli affari (le donne di prima disdicono). Così non resta che mandare il poveretto, ormai demotivato e intristito, a lezione dal guru Max, s’intende Greg, il quale vive in una sontuosa villa su un’isola, accudito da tre filippini quasi gemelli, sempre vestito all’indiana. Funzionerà il corso accelerato di seduzione per recuperare le antiche clienti? Parrebbe di no. Se non fosse che l’appetitosa figlia trentenne di un sanguinario boss colombiano della droga, Juanita, non vede l’ora di sottrarsi al controllo soffocante del padre per perdere la verginità.
Di passaggio a Roma con mamma, papà e guardie del corpo, la ragazza ingaggia Filippo di nascosto da tutti e sarà amore a prima vista. Con le conseguenze che si possono immaginare…
Non bisogna cercare un senso proprio compiuto nella storia scritta dai due comici in cartellone insieme a Matteo Menduni e Tommaso Renzoni; sketch già rodati, come il dj alla “Monnezza” di Radio Coatta Classica che trasmetta sofisticata musica di Khachaturian e Holst, si mischiano a tormentoni, equivoci, “non sense”, parodie di serie tv e canzonature varie (le pantofole da sera alla Briatore). C’è un film di Jerry Lewis del 1961 che si chiamò, qui da noi in Italia, “L’idolo delle donne”, ma direi che l’omaggio cinefilo si restringa solo al titolo assonante, pluralizzato. In ogni caso la maionese comica non risulta impazzita, anche perché Lillo & Greg vanno allegramente sul sicuro, spalleggiati da uno stuolo di attori e attrici che s’intonano al clima generale in chiave di amabile cazzeggio: da Daniela Piperno a Ilaria Spada, da Corrado Guzzanti a Marco Marzocca.

Michele Anselmi