La terza edizione di Lo Spiraglio, il Film Festival sulla salute mentale, in programma dal 31 al 1° giugno alla Casa del Cinema di Roma, è iniziata all’insegna di convegni e dibattiti sulla famiglia, snodo centrale nella riflessione sociologica e nella rappresentazione cinematografica del disagio psichico, della schizofrenia, della follia e dei disturbi bipolari. Molte, infatti, le pellicole di registi italiani che hanno affidato alle immagini cinematografiche il racconto del ruolo della famiglia nella cura e nell’acuirsi del disagio psichico confermando in questo modo l’adattabilità del linguaggio cinematografico nell’analisi visiva di tale tematica. Per il regista Daniele Luchetti, che l’ha mostrato in La nostra vita e Mio fratello è figlio unico, la scoperta della famiglia, quale chiave narrativa, è nata dalla lettura di Philip Roth, che aveva descritto e raccontato nuclei famigliari stravaganti. In altre opere, quali Anche libero va bene Come dio comanda, i registi hanno, invece, evidenziato e sottolineato lo spostamento della centralità dalla figura materna a quella paterna.

La famiglia, in generale, nel dibattito pubblico è percepita come un gruppo fatto di silenzi e di parole non dette, dove tendono ad esplodere le personalità. Nella società della differenza, in particolare, è vista come un luogo dove hanno il sopravvento le emozioni. Dall’esterno però può essere considerata come un ambiente chiuso, dove si palesa la frattura tra il mondo dei folli e il mondo dei sani, che rischia di esplodere. Secondo l’analisi critica di Mario Sesti, nella visione cinematografica dei conflitti familiari c’è un mood, rappresentato dalla chiave grottesca, che ha lo scopo di indurre lo spettatore-pubblico alla risata mostrando zone di sensibilità che non sono affatto ridicole. Registi come Germi e Visconti hanno voluto omaggiare un aspetto della famiglia: la sua unità e quindi l’impossibilità di smembrarla. La bellezza della rappresentazione cinematografica della famiglia è, infine, racchiusa nell’immagine di un luogo dove si svolgono gli amori. Sotto questo punto di vista, anche la stessa sala cinematografica può essere considerata come una famiglia: un luogo dove persone che non si conoscono condividono e nutrono le stesse emozioni.

Alessandra Alfonsi