Dalla Thailandia | Palma d`oro a Cannes

Non è facile comprendere il regista thailandese Apichatpong Weerasethakul. Il suo è un universo onirico e surreale che intreccia piani diversi. L`apparenza ingenua e quasi infantile cela molteplici significati. E non c`è da stupirsi che il Tim Burton presidente di giuria al Festival di Cannes 2010 abbia voluto premiarlo con la Palma d`oro.

Lo Zio Boonmee, affetto da insufficienza renale cronica, ormai malato terminale, ha deciso di trascorrere i suoi ultimi giorni in campagna, circondato dai familiari. Improvvisamente il fantasma della moglie morta da molti anni torna per assisterlo e il figlio da tempo scomparso riappare in forma di animale.

Riflettendo sulle ragioni della malattia che lo ha colpito, e sul suo karma negativo, il protagonista decide di attraversare la giungla con la sua famiglia fino a una misteriosa caverna in cima alla collina: luogo per lui simbolico.

Il film rivela il regista è un omaggio al suo paese, a un certo tipo di cinema con cui è cresciuto. Lui dice di credere nella trasmigrazione dell’anima in quella sorta di canale che collega esseri umani, piante, animali e spiriti. E la storia dello Zio Boonmee racconta appunto del rapporto uomo-animale, cancellando nettamente la linea di demarcazione che li separa.

Gli eventi rappresentati in un film diventano per Weerasethakul memorie condivise dalla troupe, dagli attori e dal pubblico. In questo senso, fare film non è semplicemente creare vite sintetiche, ma esplorare i meccanismi interni di una sorta di macchina del tempo. Scorrere avanti e indietro tra presente, passato e futuro. Lasciare uno spazio a forze misteriose che aspettano solo di essere rivelate. Il cinema dunque come fonte di energia che ancora non è stata utilizzata e compresa appieno. Così come non è stato ancora del tutto spiegato il funzionamento della mente. Il Christopher Nolan di Inception non è poi così distante…

Il regista confessa di essere interessato ai processi di disgregazione ed estinzione delle culture e delle specie. “In questi ultimi anni, in Thailandia, il nazionalismo alimentato dai colpi di stato militari ha portato a un clima molto acceso di scontro ideologico. Oggi c’è un’agenzia di stato che opera come una sorta di polizia morale per bandire attività `inappropriate` e distruggerne i contenuti. E’ impossibile non collegare la storia dello Zio Boonmee e della sua credenza a tutto questo. Boonmee è l’emblema di qualcosa che sta per scomparire, qualcosa che viene eroso dal tempo, come i cinema, i teatri, i vecchi stili di recitazione che non trovano più posto nella contemporaneità”.

 
Basta seguire il flusso della pellicola e lasciarsi andare. Il film regala momenti toccanti e commoventi, altri lievi e ironici. L`armonia delle immagini, i miti e le leggende della foresta fanno da contraltare ad un mondo reale ormai crudo e svuotato di anima.
  
Francesca Bani