L’angolo di Michele Anselmi 

Ieri, primo giorno di programmazione, “As Bestas – La terra della discordia” ha incassato 4.850 euro in tutta Italia. Ed è un vero peccato, perché trattasi di un film potente, ispirato a una storia tragicamente vera, uno spaccato antropologico e insieme una vicenda esemplare, che meriterebbe l’attenzione del pubblico, almeno di quello che va ancora al cinema. Il mio consiglio quindi è semplice: andate a vederlo subito, fidatevi, distribuisce Movies Inspired, specie se lo trovate in lingua originale coi sottotitoli, essendo parlato in galiziano, francese e spagnolo (il doppiaggio banalizza un po’).
Non so se il regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen, classe 1981, conosca “Il vento fa il suo giro” che nel 2005 rivelò il nostro Giorgio Diritti, perché c’è qualcosa nell’atmosfera minacciosa che unisce i due film, anche se il franco-spagnolo “As Bestas”, più o meno “Le bestie”, porta alle estreme conseguenze, sulla scorta di quanto accadde a Santoalla nel 2010, la piccola guerra narrata.
Siamo in un fatiscente borgo della Galizia, dove i francesi Antoine e Olga, colti, ecologisti e fattivi, si sono trasferiti da due anni tempo per fare gli agricoltori “eco-friendly”, diciamo a chilometro zero, e recuperare casolari cadenti per metterli a disposizione della comunità in chiave turistica. I due, lui massiccio e taciturno, lei tosta e amorevole, vorrebbero vivere in buoni rapporti con i locali, e perlopiù ci riescono. Ma due fratelli del posto, Xan e Lorenzo, contadini impoveriti e incattiviti, li prendono di mira. Perché “i francesini” hanno votato contro l’installazione delle pale eoliche su quelle colline, togliendo al paesello, forse, una notevole fonte di reddito.
Insomma avete capito: i rapporti si fanno sempre più tesi, come in certi vecchi film americani sul tema. I fratelli avvelenano i serbatoi dell’acqua che servono per coltivare i pomodori, Antoine denuncia il fatto alla Guardia Civil e comincia a registrare gli eventi con una telecamerina. Ma nessuno recede e prima o poi succederà qualcosa di orribile.
Scritto da Sorogoyen insieme a Isabel Peña, “As Bestas” ricostruisce uno scontro di classe, di mentalità, di culture, anche esistenziale. Lo fa con uno stile secco, a luce naturale, con pochissima musica, per lo più percussiva, rendendo bene l’idea della fatica e della miseria, dentro una cornice livida, invernale. Naturalmente viene da stare con i due francesi, i quali hanno trovato lì la loro nuova “patria”, lasciando mestieri diversi e una figlia irrequieta da poco diventata madre; ma è difficile fare i conti con l’invidia sociale e una specie di rivalsa patriottica, soprattutto con una grettezza che pure custodisce qualche ragione pratica.
Il film, lungo circa 130 minuti, è di quelli che costruiscono la tensione attraverso sguardi in tralice, frammenti di dialogo al bar, presenze notturne, avvertimenti insidiosi; partendo da una metafora bene espressa dalla sequenza iniziale: da quelle parti s’usa immobilizzare i cavalli selvatici, e servono almeno tre uomini, per tagliare loro la criniera troppo lunga.
Sorogoyen pilota la sfida con mano sicura, rilanciando la storia a tre quarti di film ed estraendo il meglio, pure sul piano dell’immedesimazione fisica e corporale, dagli interpreti coinvolti: i francesi Denis Ménochet e Marina Foïs (Antoine e Olga), gli spagnoli Luis Zahera e Diego Arido (i due fratelli). Il film non è una passeggiata, ma merita – ripeto – d’essere visto al cinema.
PS. Nella realtà i due “stranieri” vessati erano olandesi: Martin Verfondern e Margo Pool. I fratelli Julio e Juan Carlos Rodríguez resero loro la vita impossibile. Esiste anche un documentario sulla vicenda.

Michele Anselmi