Sono ormai lontani i tempi del sogno americano. Lo sa bene la comunità di West Monroe nella Louisiana del Nord dove disoccupazione e droga sono la quotidianità per il 60 % degli abitanti. Dopo la “Trilogia del Texas”, Roberto Minervini approda in Louisiana dove lo scenario appare così inaspettato e oscuro da catturarne l’attenzione. In questo film documentario protagonista indiscussa è la droga, in ogni forma, discorso, sguardo: è l’unica via di fuga in una realtà che non offre nient’altro, se non rabbia per il profondo senso di smarrimento e abbandono da parte delle istituzioni.

È così che alla storia d’amore tra Mark e Lisa, soffocati dalla droga ma allo stesso tempo uniti nel disperato tentativo di trovare un modo per venirne fuori, si affianca la nascita di gruppi paramilitari pronti a lottare non per valori globalmente riconosciuti, ma per se stessi e le loro famiglie. Da un lato, un approccio più intimista che entra con tatto nelle vite di ognuno, dall’altro uno sguardo più distaccato ma comunque partecipe nel racconto di questi gruppi armati sovversivi. Le immagini lasciano poco spazio alla fantasia e questo dovrebbe essere il primo obiettivo di un documentario; quello però che non convince a pieno è il salto temporale continuo che non permette una chiara visione d’insieme. Si passa da un episodio all’altro quasi come se non vi fosse un effettivo legame dell’uno con l’altro.

Louisiana (The Other Side), presentato al Festival di Cannes, è il ritratto di un territorio invisibile in continuo bilico tra illegalità e anarchia, raccontato attraverso due realtà che, seppur diverse, nutrono in fondo la stessa sete di rivalsa e la speranza di riuscire a rimanere a galla anche se quel che li circonda è totale decadimento.

Stefania Scianni