Matador y Toros | Sangue e arena

L`amore appassionato e distruttivo tra uno dei più grandi toreri di Spagna, Manolete, e una donna bella e indomabile, Lupe Sino. Un`incantevole Penélope Cruz, ormai incarnazione delle dive di un tempo, tra Sophia Loren e Anna Magnani. E un Adrien Brody un po` ingessato ma fisicamente identico al vero Manolete.

Lei attricetta povera e dal passato burrascoso ma fiera e superba. Lui osannato dal pubblico di tutto il mondo per la sua maestria nelle arene, in privato è timido, serio e impacciato.

Siamo nella Spagna anni ‘40, subito dopo la Guerra Civile. Un paese povero, disperatamente alla ricerca di nuovi idoli, dove non ci sono sfumature, tutto è bianco o nero. E la corrida crea nuovi dei, uomini che sfidano la morte senza paura, incarnando il mito più antico di tutti: l’uomo contro il toro, l’uomo contro sé stesso.

Manuel Laureano Rodríguez Sánchez detto Manolete è uno di loro, di famiglia poverissima, nelle sue vene scorre sangue di toreri. Solo di fronte al magnifico animale l`uomo austero e dall’aspetto desolatamente triste si trasforma. Si muove sulla sabbia con eleganza e delicatezza. Il suo talento è unico. Incanta e trionfa. La folla è entusiasta. In Spagna e oltreoceano.

Ma la sua gloria è di breve durata. Il pubblico è sempre alla ricerca di nuovi idoli. Nel 1947 i fan iniziano ad osannare un giovane e affascinante matador, Luis Miguel Dominguín. Manolete lo sfida nella piccola arena di Linares. Ha solo trent`anni ma ha già affrontato oltre mille tori ed è stato ferito trenta volte. Questa volta il toro lo colpirà a morte.
Il film narra proprio gli ultimi anni di vita del matador. L`incontro con questa donna libera e fuori dagli schemi, subito odiata da tutti – la tradizione spagnola ne parla ancora come di una prostituta – un incontro che fa da spartiacque, tra il successo e la sconfitta, tra l`oro e il sangue.

La pellicola oscilla dal passato al presente, tenendo come fulcro l`ultimo giorno di vita dell`eroe, come la muleta scarlatta oscilla davanti allo sguardo del toro, mentre la mano nascosta dietro la schiena, impugna già la spada che sferrerà il colpo mortale.

Mostra Manolete come un uomo solitario, di poche parole, che durante la stagione delle corride viaggia costantemente, con macchine cariche di bagagli fin sul tetto; circondato da una corte di assistenti che sono quasi un coro greco, le ombre del torero, le sue guardie del corpo, i suoi ammiratori. E da parenti che lo succhiano come sanguisughe.

L`amore per una donna "sbagliata" lo colpisce improvviso e lei tenterà inutilmente di strapparlo alla sua danza macabra con la morte. Di insinuarsi in un mondo totalmente maschile fatto di riti e superstizioni (la vestizione, la sosta alla cappella per la preghiera…) dal quale le donne sono escluse.

Una pellicola in cui spiccano i colori vividi del sangue e dei fiori, fatta di luci e ombre, del giallo della sabbia e dei ricchi costumi dei matador. La regia dell`olandese Menno Meyjes, in alcuni punti un po` didascalica e rigida, nel complesso è discreta.

Francesca Bani