“Marcellina” De Marchis Rossellini, la prima moglie
di Domenico Monetti
Si è spenta il 25 febbraio, a Sartiano in provincia di Siena, alla bella età di 93 anni Marcella De Marchis Rossellini. Costumista, moglie di Roberto Rossellini, Marcella ha attraversato il cinema e la società italiane con una saggezza e prontezza di spirito che da sempre hanno contraddistinto la sua personalità. Si sposa il 26 settembre 1936 e dal matrimonio nascono due figli: Renzo, regista e importante produttore cinematografico e Romano, morto a soli nove anni e a cui è dedicato il film Germania anno zero. Il matrimonio ha vita breve: dura soltanto sei anni ma Marcella, chiamata affettuosamente «Marcellina»dagli amici grazie alla sua corporatura minuta e al suo carattere dolce ed estroverso, non smetterà di voler bene al celebre cineasta, diventando ben presto l’approdo sicuro e fedele di quell’insieme composito, sempre vitale e caotico che era la famiglia di Roberto Rossellini. A tal proposito scrive un regista come Ruggero Deodato, che deve il suo esordio a Rossellini: «Il 17 Gennaio 1960 è per me una data storica. Ho iniziato a lavorare ufficialmente nel cinema facendo l’assistente a Roberto Rossellini per il film Era notte a Roma. […] Ritornando al 17 […] era il numero preferito dal mio maestro Rossellini e preferibilmente doveva ricorrere nel mese di Gennaio. Rossellini cercava d’iniziare un suo film in quella data e c’era una ragione: il compleanno della sua prima moglie, Marcella De Marchis Rossellini. Marcella De Marchis, anzi, per tutti Marcellina, è stata per me una guida nella vita: una confidente, una costumista e una seconda madre. Una donna eccezionale e devo a lei il mio ingresso nel mondo del cinema. È stata lei a parlare al suo ex-marito del piccolo amico di suo figlio Renzo. Il giovane amico dall’erre moscia che ogni giovedì sera scendeva dal quarto piano al piano terra dello stesso stabile per vedere in loro compagnia Lascia o Raddoppia. Marcellina è, per tutte le famiglie allargate Rossellini “la guardiana del faro”. Così la chiamava il maestro Roberto. Lei mi aveva dato il soprannome di “Molo in vista” per via della mia miopia e perché mi ostinavo, durante le vacanze estive, nella loro villa di Santa Marinella, a voler remare una barca per portare in gita gli ospiti. In prossimità del molo, che credevo ancora lontano, gridavo: “Molo in vista!”. E invece, badabum! patatrac! E la prua della barca si sbucciava contro il duro cemento» (Ruggero Deodato, Mamma Marcellina: la guardiana del faro, «Nocturno cinema», n. 79 febbraio 2009, pp. 4-5). Marcella ci ha lasciato due magnifici libri di memorie dai titoli esemplificativi di un autentico sense of humour e di una capacità innata di ridersi addosso: Un matrimonio riuscito. Autobiografia (Il Castoro, Milano, 1996) e Una piccola donna fra due Millenni (1916-200?) (Graus&Boriello, Napoli, 2005). Non sono solamente importanti guide per navigare con saggezza nei mari agitati dei set cinematografici (agitati sì… ma quanta nostalgia se paragonati a quelli odierni!) ma rappresentano dei veri propri viaggi, delle immersioni su volti, corpi, paesaggi di un’Italia che tentava di ricostruirsi coraggiosamente sulle rovine della guerra. Leggendo tutto d’un fiato i due preziosi volumi si sentono riecheggiare i bicchieri sulle lunge tavolate delle varie riunioni familiari con il patron di casa Roberto e i suoi numerosi figli e nipoti che si rincorrono, gridando allegramente come se quelle corse alludessero, in un’ipotetica dissolvenza incrociata, all’alternarsi delle stagioni, degli anni, delle generazioni, delle vite. E gli aneddoti non sono mai fini a sé stessi, ma descrivono senza alcuna punta di rimpianto e di rancore le debolezze umanissime di autentici geni del cinema. Solo qualche esempio: nel lontano 1959 Marcellina chiede a Fellini se poteva lavorare nel suo nuovo film (La dolce vita!) nell’ambito dei costumi o dell’arredamento. Ma appena lo viene a sapere Rossellini la gelosia maschile ha il sopravvento e le ricorda che deve partire con lui a Parigi perché i bambini sono soli. E difatti il ritratto che fa del suo ex marito è commovente perché così vero da farcelo sentire un parente vicino: «Roberto era un uomo forte, generoso, intelligente, cocciuto, geloso, ironico, spiritoso e amante delle donne. Questo è stato; tutto il resto è leggenda» (Un matrimonio riuscito. Autobiografia, p. 56). Dal film Era notte a Roma ha inizio il suo lavoro di costumista nei set dell’ex marito prima e successivamente in quelli di registi come Pier Paolo Pasolini (Teorema), Mario Camerini (I briganti italiani), Fausto Tozzi (Trastevere), Luciano Salce (El Greco), Federico Fellini (La città delle donne). Ma Marcellina lavora moltissimo anche con il cinema di genere, conservando dei ricordi ironici e commossi di Sergio Corbucci (Lo smemorato di Collegno, Il Monaco di Monza, I figli del leopardo, Django, Navajo Joe) e Luciano De Crescenzo (Così parlò Bellavista). Diede infine un aiuto fondamentale a Carlo Lizzani per il biopic Celluloide su Roma città aperta. Lo spiega il regista stesso nella prefazione a Una piccola donna fra i due Millenni (1916-200?): «Fu bello, per me, […], quando girai Celluloide, averla vicina, sempre prodiga di consigli preziosi per Massimo Ghini e per Lina Sastri, che in quel film interpretavano Roberto Rossellini e Anna Magnani. Instancabile, sempre in piedi durante le lunghissime giornate di riprese. Anche quando io crollavo su qualche seggiola improvvisata» (p. 6). Ci piace pensarla ora su una nuvola rosa – immagine a lei cara utilizzata come racconto per esorcizzare la sparizione di Rossellini Roberto e Romano! – che ci guarda regalandoci un grande sorriso su un mondo semplicemente un po’ più triste.