Trovare un solo capolavoro nel corpo d’opera di un autore come Fritz Lang è impresa quasi impossibile. Eppure, se davvero costretti a cavare un titolo soltanto, l’amante del cinema, lo studioso di costume e il filosofo sarebbero certamente d’accordo nel pronunciare, all’unisono, Metropolis! Tra le opere simbolo del cinema espressionista e modello alfa universalmente riconosciuto di gran parte della fantascienza contemporanea (non soltanto su grande schermo), il film muto del 1927 è più che uno spartiacque, piuttosto una vera rivoluzione, una di quelle occasioni che fanno fare un passo in avanti alla cultura.

Metropolis. Il romanzo e il film (Profondo Rosso edizioni 2016) mette insieme il romanzo di Thea von Harbou e un’ampia mole di materiali sulla pellicola e sulla sua realizzazione. La nuova traduzione è a cura di Luigi Cozzi, che riesce a dare nuova vita ad una storia da troppo tempo scomparsa dai cataloghi delle case editrici italiane (prima di Profondo Rosso, in Italia, è stato pubblicato su “Proxima n. 4”, Granillo Editore, Torino, 1966). «Tra il braccio e la mente a fare da mediatore deve essere il cuore» scrive la von Harbou, che sposò Lang nel 1922. In breve, è questo il messaggio contenuto in un lavoro rimasto finora insuperato, esempio unico di “opera d’arte totale”, reso possibile dai faraonici finanziamenti stanziati per Fritz Lang, dopo il grandissimo successo che aveva ottenuto in tutto il mondo con I Nibelunghi. Qualche numero: 7 milioni di marchi per una lavorazione che si protrasse per un anno e mezzo, dal 22 maggio 1925 al 30 ottobre 1926; 620mila metri di negativo girati; oltre agli otto attori di primo piano, furono impiegati 25mila uomini, 11mila donne, 1.100 calvi, 250 bambini, 25 uomini di colore, 3.500 paia di scarpe speciali, 50 automobili.

Nella seconda parte del libro, si cercano le fonti e le ispirazioni, da La giornata di un giornalista americano del 2889 di Jules Verne a Quando il dormiente si sveglierà: una storia degli anni a venire di H.G. Wells, certamente tenuti presenti dall’autrice e dal suo coltissimo marito. Completano il libro date e curiosità, critiche dell’epoca (tra i recensori d’eccezione c’è Luis Buñuel), e approfondimenti sugli aspetti più tecnici della realizzazione oltreché sugli altri mondi fantastici creati dal geniale Fritz Lang.