L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per “il Secolo XIX”

Probabile che il suo film vada a Cannes fuori concorso, mentre in gara per l’Italia ci saranno, salvo traghettamenti veneziani, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone; ma intanto Nanni Moretti ha fatto diffondere giovedì 26 marzo il trailer di “Mia madre”, con corredo di foto e locandina che lo ritrae accanto a Margherita Buy. Uscita italiana: il 16 aprile, distribuito da 01-Raicinema. Opus n. 12, “Mia madre” racconta una storia fortemente incisa nell’esperienza personale del regista oggi sessantaduenne, anche se il film, scritto con Francesco Piccolo e Valia Santella, unisce la meditazione sulla sofferenza filiale alla riflessione sul cinema d’autore, come piace spesso fare a Moretti.
Giusto un anno fa, il 3 aprile, “il Secolo XIX” raccontò in prima pagina «il Moretti segreto», cioè questo film girato al solito con una certa discrezione, senza interviste e conferenza stampa. Il tema è impegnativo, per certi versi l’altra faccia di “La stanza del figlio”. Come ci si prepara alla morte di una madre anziana, specie dopo che il padre non c’è più? Quali sentimenti entrano in gioco, tra rimpianti, fragilità, confessioni rinviate, pudori e ricordi? Poi, quando accade, anche se credevi d’essere pronto, perché in cuor tuo avevi già in qualche modo accettato il lutto imminente, tutto casca addosso di nuovo, come un macigno. Non si è mai pronti a scoprirsi orfani.

Dopo “Habemus Papam” e “Il Caimano”, il cineasta italiano più amato dai francesi mette da parte metafore e denunce, analisi antropologica del berlusconismo e intoppi della sinistra, assumendo il punto di vista di una donna, moglie infelice, madre irrisolta e regista in crisi, che si chiama Margherita, esattamente come l’attrice che la incarna. Sua madre, Ada, sta morendo in ospedale, meglio riportarla a casa, ma chi la accudirà? Lei sta girando un film “impegnato” con un divo americano che fa le bizze, è John Turturro, così sarà il fratello Giovanni, appunto Nanni Moretti, a licenziarsi dal lavoro per stare vicino alla madre, in modo da farla morire in un ambiente familiare, meno asettico e freddo, tra oggetti conosciuti e mura amiche.
Il trailer, scandito dalle note malinconiche di “Baby’s coming back to me” di Jarvis Cocker, è “morettiano” quanto basta: elusivo e insieme accattivante. Si vede, tra l’altro, Moretti che, in piazza Montecitorio all’uscita del cinema Capranichetta, apostrofa così la sorella-regista: «Margherita, fai qualcosa di nuovo, di diverso, rompi almeno un tuo schema. Uno su duecento!». Difficile non ripensare al famoso «Di’ qualcosa di sinistra» rivolto a D’Alema tanti anni fa in una scena di “Aprile”. Ma ora la politica interessa meno al regista, non è più tempo di “girotondi”, se non di quelli attorno alla nostra periclitante esistenza.

Michele Anselmi