A carte coperte “Midnight Mass”, attesissima serie di Mike Flanagan (“Oculus”, “Il gioco di Gerald” e il dittico “Hill House” – “Bly Manor”), sembrava valida e promettente nel suo procedere a piccoli passi, grazie alla costruzione a fuoco lento di un mistero e alla predilezione di uno sviluppo attento ai personaggi; eppure, un atto conclusivo più puramente d’azione fa cadere in ripidissima picchiata la miniserie diretta e scritta quasi interamente dal regista nato a Salem.

Flanagan rimane un ottimo mestierante e regista di attori, soprattutto quando si tratta della moglie Kate Siegel, bellissima e brava, che tuttavia non è Greta Garbo. Ad ogni modo, i “difetti di fabbrica”, già riscontrati soprattutto nel pretenzioso adattamento del kinghiano “Doctor Sleep”, sequel di “Shining”, mostrano la loro brutta faccia in un finale volutamente sanguinolento, ma al tempo stesso censorio, opportunamente ambientato in una notte fiammeggiante e fumosa. Il male e il bene, che dovrebbero finalmente scontrarsi, si confondono un po’ in quella folla di pecore-zombie e tutto ciò per cui si aveva tanto lavorato nel tentativo di creare qualcosa di originale evapora in un lunghissimo epilogo caldo, melenso e tedioso.

Oltre ai personaggi, che lo stesso Flanagan abbia ingollato qualche siero soprannaturale quando ha avuto l’idea di “Midnight Mass”? Sappiamo bene che ci sono delle note decisamente autobiografiche in questa storia (il regista, del resto, è un ex-alcolista come il protagonista maschile Riley e più o meno tutti sono a conoscenza delle connotazioni spirituali del programma degli AA), ma tutto questo non lo giustifica né ci esime dal criticare negativamente l’opera in sé.

Lo scontro tra le forze del bene e del male che tanto era stato agognato, nel finale, perde di forza e senso. L’impianto estremamente teatrale di quest’opera, che sembra quasi d’ispirazione bergmaniana (basta pensare alle versioni televisive di “Scene da un matrimonio” e “Fanny & Alexander”), fa senz’altro apprezzare certi notevoli corpi attoriali, con i loro lunghi duetti e monologhi che ogni volta riescono a creare quasi un micro-cosmo; tuttavia delle occasioni per farci recuperare del sonno perduto non temono a presentarsi… Ci auguriamo che il regista, dalla mano pregevole, torni a dirigere film, ma possibilmente scritti da altri.

Furio Spinosi