Era il lontano 2001 quando il fortunatissimo Monsters & Co, uno dei maggiori successi Pixar, usciva nelle sale. In effetti la svolta che quel lavoro avrebbe impresso allo sviluppo del cinema di animazione non può essere sottovalutata, in quanto pioniera di una linea di ricerca che molte delle produzioni odierne stanno seguendo e approfondendo con esiti spesso diversi fra loro. L’uscita del prequel Monsters University (nelle nostre sale dal 21 agosto), in cantiere già da molti anni, non può non spingere a riconsiderare il senso di quella prima pellicola in un’ottica che ne possa ricontestualizzare l’importanza.

Sarebbe un discorso decisamente interessante da sviluppare in seno alla critica, fino ad oggi non sempre sufficientemente attenta a questo tipo di suggestioni. In ogni caso sta di fatto che Monsters University si rivela agli occhi dello spettatore come un titolo valido, forse non all’altezza del suo predecessore ma comunque divertente e intelligente. Al di là della bellezza delle animazioni in digitale, punto su cui soltanto menti veramente esperte potrebbero intessere una critica dettagliata che sottolinei pregi e difetti di un sistema di messa in immagine che comunque appare meraviglioso agli occhi dello spettatore medio, quest’ultima fatica targata Pixar si caratterizza per una spiccata autoironia.

In mezzo al mare di buoni sentimenti che fa da brodo primordiale al germinare dell’amicizia fra Mike e Sulley, si legge abbastanza evidentemente una larga operazione decostruttivo-parodica che il regista Dan Scanlon mette in piedi per ridiscutere i modelli e gli stereotipi dell’educazione e della gioventù americana. Siamo di fronte alla riproposizione, in forma finzionale, di tutti quegli elementi che caratterizzano la teen-life statunitense, laboratorio di una società in cui la catena alimentare è spietata.

In questo sottobosco culturale riccamente dipinto dalla sgargiante follia dei colori trovano corpo le situazioni tipiche dei college americani e tutte quelle alienanti schizofrenie che fanno in modo che troppo spesso la realtà si muti in tragedia. Monsters University, favola per grandi e piccoli, dimostra come sia ancora possibile cambiare le cose, proponendo a conclusione dell’intreccio un insegnamento morale saldo per quanto stereotipico. Il film certo non brilla per qualità estetiche o per l’emersione di una particolare filosofia dell’immagine, ma la cosa non risulta comunque spiacevole. Qualche volta ci si può anche concedere il lusso di perdersi davanti allo schermo, se non si dimentica che tutto ciò che si guarda – per quanto strutturalmente isomorfo rispetto alla realtà – sia il frutto di una meravigliosa finzione.

Giuseppe Previtali