L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per Cinemonitor

Diciamo la verità, in un Paese normale sarebbe auspicabile che chi è a capo della Cineteca nazionale, nobile e prestigioso incarico istituzionale, non s’occupasse altro che della Cineteca nazionale. Visto che, tra l’altro, viene retribuito dal Centro sperimentale di cinematografia, ovvero dal ministero ai Beni culturali, con una stipendio tra gl…i 80 e i 90 mila euro lordi all’anno, per tre anni di seguito. Purtroppo siamo in Italia. Dove, forse vale la pena ripeterlo, tutti hanno molte cose da fare e nessuno molla mai nulla.
Il 3 febbraio del 2013, per dire, il cda del Csc, composto dal presidente Stefano Rulli, Aldo Grasso, Carlo Verdone, Nicola Giuliano e Olga Cuccurullo, nominò Emiliano Morreale “Conservatore” della Cineteca nazionale, al posto di Enrico Magrelli. Fu una scelta molto caldeggiata da Rulli, nel segno, così spiegò calorosamente il presidente-sceneggiatore, del rinnovamento generazionale, e tuttavia non tutti nel cda votarono compatti: per il metodo e per la sostanza.
Ma Rulli s’impose, garantì che l’allora 39enne Morreale, brillante critico e autorevole saggista, firma di spicco del gruppo Espresso-Repubblica nonché autore di programmi radio e tv, avrebbe lasciato la commissione selezionatrice di Venezia e preso congedo temporaneamente dall’Università di Torino dove insegna (la prima cosa avvenne, la seconda no).
Tre anni dopo, nel febbraio 2016, Morreale non è stato riconfermato direttore della Cineteca. Perché? Nessuna spiegazione è stata data, alla faccia della trasparenza: si vocifera genericamente di “comune accordo”, ma al Csc c’è chi ricorda che anch’egli non è stato molto presente e fattivo in questo triennio, preferendo moltiplicare l’attività editoriale e giornalistica, da ultimo i rapporti con altre Cineteche di pregio.
Neppure il sito ufficiale del Centro sperimentale della cinematografia – curioso no? – registra la scelta fatta a febbraio dal cda. Si legge solo, alla misteriosa voce “Contatti”, che Rulli, attuale presidente in scadenza al Csc, svolge “ad interim”, insieme a Sergio Toffetti, aggiungiamo noi, attuale responsabile della sede piemontese, il ruolo di “Conservatore”. In compenso è stata azzerata la voce riguardante il compenso del “Conservatore”, essendo Rulli già pagato, circa 81 mila euro all’anno, come presidente (il direttore generale Marcello Foti arriva a 135 mila).
Fino a quando? Non si sa. Si parla di un futuro bando di concorso molto selettivo per arrivare, finalmente, alla nomina di un “Conservatore” in grado di non dividersi tra mille incombenze, pronto a lavorare sodo, senza conflitti di interessi più o meno evidenti, soprattutto intenzionato ad andare ogni giorno in ufficio, nella storica sede di via Tuscolana. Ci si augura che sia la volta buona.

Michele Anselmi