“Choco…Choco…està aquì”: se dovessi scegliere un’immagine suggestiva della Muestra De Cine Mexicano sceglierei proprio questo fotogramma tratto dal commovente film d’animazione “Ana y Bruno”, diretto da Carrera ed ispirato ad una novella. I primissimi piani degli occhioni neri, curiosi e impavidi, di una bambina di nome Ana, rappresentano l’impegno della rassegna a contribuire alla ricerca e alla visibilità di opere cinematografiche messicane in Italia.

Dal 30 settembre al 2 ottobre si è svolta la terza edizione della Muestra De Cine Mexicano, fondata da Cecilia Romo Pelayo, che, in qualità di Direttrice artistica, ha voluto dare “una voce nella scena culturale italiana, un’iniziativa che, speriamo, possa conquistare sempre più spettatori, che possano godere di un altro magnifico cinema messicano, il cinema che molto difficilmente arriverebbe nelle sale italiana e anche, in alcuni casi, sulle piattaforme digitali. Uno degli obiettivi del festival è poter, attraverso il linguaggio cinematografico, far conoscere la nostra cultura, la nostra Storia, le nostre tradizioni e le differenti realtà della nostra società”.

Il comun denominatore delle pellicole ospitate in questa terza edizione è il mondo adolescenziale: appartiene a questo filone della narrazione per ragazzi proprio “Ana y Bruno”, dove il fantasma di una bambina – morta in un incendio, attraverso esseri animali e non (attanti della sua fiaba familiare) come Bruno, uno strambo animaletto dalle orecchie grandi che conosce nel temuto terzo piano di una clinica psichiatrica, dove era rinchiusa la madre, Tic, un orologio parlante che sembra essere fuoriuscito da un quadro surrealista di Dalì, ed Elefantessa, una maggiorata di memoria felliniana – riuscirà a “salvare la sua famiglia” scavando nella psiche dei genitori e metabolizzando il loro lutto per la sua perdita.

Alessandra Alfonsi