L’angolo di Michele Anselmi | Pubblicato su Il Secolo XIX

Tutto si fa e si rifà al cinema: poteva mancare l’Arca di Noè? In tempi di cupo pessimismo, mentre si torna a trovare conforto nella fede religiosa, ecco che Hollywood ingaggia due talenti come l’attore Russell Crowe e il regista Darren Aronofsky per “risuolare” un capitolo cruciale della “Bibbia”. Il Diluvio Universale con annessi e connessi. Non che sia stato facile. Hanno dovuto unire le forze due grosse società, Paramount Pictures e New Regency, per un budget totale che si aggira sui 130 milioni di dollari. Primo ciak in Islanda a luglio, poi riprese in interni, con l’idea di uscire worldwide il 28 marzo 2014.

Operazione rischiosa, ma i boss hollywoodiani avranno di sicuro commissionato sondaggi prima di gettarsi nella biblica avventura riscritta per lo schermo dallo stesso regista con Ari Handel, pure produttore esecutivo, e John Logan, sceneggiatore del “Gladiatore”. Segreto sul resto del cast, forse ci saranno Saoirse Ronan e Jennifer Connelly, di sicuro non Christian Bale, all’inizio coinvolto proprio per il ruolo di Noè (Noah per gli anglosassoni).

Di prammatica le parole di Aronofsky, riportate su un comunicato ufficiale diffuso ieri: «Sono molto felice che Russell Crowe sia al mio fianco. È grazie al suo talento straordinario se dormo tranquillo la notte. Non vedo l’ora di essere stupito ogni giorno sul set». Pare che il regista del “Cigno nero”, non nuovo a temi mistico-spirituali, come ricorderanno i rari estimatori di “L’albero della vita”, sia sempre stato affascinato dalla storia di Noè, che definisce «di passione e perseveranza».

Vedremo come se la caverà stavolta. Gli effetti speciali hanno fatto grandi passi avanti rispetto alla metà degli anni Sessanta, quando il nostro Dino De Laurentiis realizzò il kolossal “La Bibbia”, affidandone la regia a John Huston, che si divertì a incarnare il venerabile Noè con barba d’ordinanza nonché dare la voce a Dio, al Serpente e al Narratore. Esperienza titanica, partita nel 1961, grazie a una copia di “The Bible” trovata in un albergo newyorkese dal produttore, e rifinita negli anni, tra mille intoppi, nell’illusione di poter coinvolgere, affidando a ciascuno un episodio, registi come Fellini, Visconti, Bresson e Welles.

Alla fine, lo rivela De Laurentiis nel bel libro “Dino”, venne fuori il nome di Huston. «John, are you interested to direct “The Bible”?» chiese il produttore al telefono, rintracciando l’americano in Messico. «One of the dreams in my life» fu la risposta. E il sogno, pur tra vari contrattempi, prima la Columbia si defilò, poi arrivarono i dollaroni di Darryl Zanuck a film ultimato, si realizzò. “La Bibbia” fu un trionfo planetario, coi suoi 174 minuti, il cast stellare, Adamo ed Eva, l’Arca di Noè, Abramo e Isacco, Giuseppe i suoi fratelli eccetera.

Huston pensò addirittura di proporlo per il Nobel, solo dopo scoprendo che non era possibile, e resta la curiosità di sapere perché Charlie Chaplin e Alec Guinness, in un primo momento contattati per fare Noè, alla fine si defilarono. Del resto, il regista amava gli animali al punto da salire volentieri ogni mattina con elefanti, giraffe, ippopotami e leoni sull’arca di 66 metri per 21 costruita a Dinocittà. Meno spettacolare, ma più fedele al testo, fu “La Genesi” televisiva che Ermanno Olmi realizzò nel 1994 per la Lux di Ettore Bernabei, chiamando Omero Antonutti a incarnare il saggio salvatore prescelto da Dio.

Il quasi cinquantenne Russell Crowe, un po’ in ribasso sul piano del successo commerciale, ma tornato a lavorare a tempo pieno, da “The Man With the Iron Fists” a “Man of Steel” e “Les misérables”, ha la stazza e il carisma giusti per indossare la barba di Noè. Anche la ruvidezza un po’ contadina e paterna insieme che ogni rilettura biblica deve prevedere oggi, per dribblare il già visto e reinventare l’epica vicenda senza tradirla.

Michele Anselmi