Il Risorgimento visto da Martone | In sala dal 12 novembre in 30 copie
Passato in concorso all`ultima Mostra del Cinema di Venezia, Noi credevamo, kolossal risorgimentale firmato Mario Martone, arriva nelle sale italiane in sole 30 copie. E scoppia la polemica.
Sotto riportiamo una parte del bell`articolo di Federico Pontiggia (pubblicato su Cinematografo.it), che ha raccolto le dichiarazioni degli interessati.
Riguardo alla scarsità delle copie, ecco Martone: “Sono davvero poche, ma non do altre risposte“, mentre Carlo Degli Esposti, co-produttore con Palomar, incalza: "E` un film (budget 6 milioni di euro) che ha avuto una genesi sofferta, è stato nelle mani del regista più di quanto dovesse rimanerci. Abbiamo avuto svariati contributi: 3 milioni di euro dalla Rai, un po` meno del compenso del direttore del comitato del 150° dell`Unità d`Italia, Giovanni Minoli, con cui non ho avuto il piacere di intrattenermi sul film; un milione è arrivato dal coproduttore francese Les films d`ici, in sinergia con Arte. Venezia è stato importante, ma 30 copie sono poche per me, per il regista e anche per la Rai: la situazione è drammatica, nessuno ha avuto il coraggio di mettere questo film in prima pagina, è come se una lettera di Pasolini fosse finita nelle varie. E` impossibile in Italia produrre cose che non siano banali: manca una consapevolezza di sguardo, abbiamo dei geometri, ci manca un architetto, non era possibile che la Rai facesse qualcosa di straordinario per questo film?". A rispondere sono Paolo Del Brocco, direttore generale Rai Cinema: "Il problema della distribuzione è squisitamente di mercato: che possiamo farci se i giovani vanno a vedere solo il cinepanettone? Ma la Rai ci ha creduto molto, mettendo il 50% del budget, ora speriamo in una visibilità televisiva più ampia, ma il problema non è ascrivibile alla mancanza di un direttore nell`azienda", e Filippo Roviglioni di 01: "Abbiamo il merito inconfutabile di togliere dal ghetto molti film difficili. Anche io sono amareggiato per quanto accaduto, ma fuori di qui c`è un mercato libero, protetto dal garante e la Rai non è proprietaria di sale cinematografiche"