Nelle sale cinematografiche, soltanto domani e dopodomani, arriva l’insolito documentario Noi, Zagor. L’eccezionalità del titolo non sta tanto nelle sue qualità tecniche o artistiche quanto nel tema trattato: è la priva volta, infatti, che in Italia si avrà modo di assistere – in sala peraltro – ad un film dedicato ad un fumetto ed ai suoi lettori. Perché al centro della pellicola diretta da Riccardo Jacopino troviamo proprio l’amato Zagor, i suoi creatori e i suoi lettori. Per chi ne fosse a digiuno, dietro a questo esotico nome si nasconde il personaggio principale di un omonimo fumetto creato nel 1961 da Sergio Bonelli, che firmava le sue sceneggiature con lo pseudonimo di Guido Nolitta, e dal disegnatore Gallieno Ferri.

Ci si interroga sull’ininterrotto successo delle avventure dello “Spirito con la scure”, che esce mensilmente nelle edicole da oltre cinquant’anni, e sulla sua centralità del nella vita di tanti lettori. La passione degli “zagoriani” intervistati sembra la stessa che muove il supporter di una qualsiasi squadra di calcio, un amore tale da convincere uno di loro a vendere una casa pur di ottenere l’intera collezione originale. Supera, inoltre, i confini nazionali Zagor, vantando ammiratori anche in Croazia o in Turchia, dove – negli anni Settanta – fu portato anche sul grande schermo.

Il maggior pregio della pellicola, il rivolgersi direttamente a chi ama il personaggio, diventa però anche uno dei suoi peggiori difetti. L’universo narrato, difatti, resta criptico per chi non conosce le dinamiche di Darkwood, che difficilmente riesce ad avere le coordinate per condividere l’entusiasmo degli “zagoriani” (il problema è in parte risolvibile recuperando l’episodio dedicato al personaggio di Fumettology, un interessante serie sul fumetto trasmessa un anno fa da Rai5). Insomma, si tratta di un film non per tutti, ma che, senza dubbio, riesce a soddisfare il pubblico per cui è stato realizzato.

Marco Scali