di Mariarosa Mancuso per "Il Foglio"

I bambini fanno "oh" e gli adulti pure, quando vedono con gli occhialetti da 3D le montagne fluttuanti del pianeta Pandora, i coloratissimi dragoni da rodeo, i rinoceronti con i ventaglietti colorati in testa, le pantere nere metallizzate, i giganti azzurrini somiglianti ai masai eppure già new age.
Di notte, certe piante si illuminano soltanto a sfiorarle, altre sembrano salici piangenti a colori psichedelici, le meduse al neon si librano in aria, e lo spettatore si sente in un gigantesco flipper. Fatti gli "oh" di meraviglia – che valgono solo per il pianeta alieno, la base militare l`abbiamo vista mille volte, e l`uso smodato del 3D fa sì che ci sia sempre qualche oggetto o personaggio frapposto tra noi e il resto della scena, roba da dire "scansati e fammi vedere il film" – resta la certezza che "Avatar" non cambierà la storia del cinema.
Solo la classifica degli incassi. Sarà invece una tappa notevole nella credulità popolare, visti i miliardi e le tecnologie avanzatissime (per non parlare dell`impronta al carbonio, misura del solletico che ogni nostra azione provoca all`universo, e se questo non è un delirio di onnipotenza, davvero non ce n`è un altro) che James Cameron sperpera per lanciare il suo messaggio "torniamo alla natura e adoriamo la madre terra, ella sì che è buona, benevola, accogliente, a misura degli umani e degli umanoidi con il muso felino".
Non che su Pandora non si uccida, all`occorrenza, visto che il posto è popolato di belve feroci. Ma prima di affondare il pugnale, è d`obbligo la preghierina. La società è organizzata e assai guerriera, le femmine sono tutte di taglia 38, i maschi compiono il loro rito di passaggio attraverso un pericoloso rodeo: il dragone non va mai guardato negli occhi, neanche fosse una star di Hollywood con le paturnie da set. Al momento giusto la treccia del cavaliere si inserisce come una spina nella criniera del cavalcato, stabilendo il contatto e un legame duraturo.
La stessa treccia serve come filo del telefono per ascoltare le voci dei morti (c`è un albero apposito che serve alla bisogna). A turbare l`armonia che regna su Pandora arrivano gli sfruttatori terrestri (che poi saremmo noi, i colonialisti tutti, gli americani che fanno le guerre) a caccia di un prezioso minerale. Si calano nei corpaccioni blu del popolo NaVi, stabiliscono il contatto mentale e corrono a piedi nudi tra le felci giganti anche se nella vita vera sono ex marine con le gambe paralizzate. Gli indigeni non sospettano l`inganno fino a quando è troppo tardi.
Ma intanto l`infiltrato Jake Sully – in piena sindrome "Balla coi lupi", "Pocahontas" o "Piccolo grande uomo" – ha fatto conoscenza con un`indigena carina che gli ha già presentato i genitori e mostrato lo scheletro del dragone cavalcato dal nonno. Di tornare a casa, e sulla sedia a rotelle, non ne vuole sapere. Dargli torto non possiamo. Ma neanche possiamo farci piacere un film di cui sentiamo chiacchierare da anni, e alla prova dei fatti ha personaggi meno interessanti, meno simpatici e meno espressivi di un ammasso di ferraglia arrivato dal futuro che si chiamava Terminator.