L’angolo di Michele Anselmi

Siccome non si vive di sola Festa di Roma, soprattutto se non si abita a Roma, ecco un film da vedere, specialmente avendo raggiunto una certa età. Si chiama “Vittoria e Abdul”, l’ha diretto Stephen Frears, era tra i Fuori concorso due mesi fa alla Mostra di Venezia. Quattro anni dopo “Philomena”, in mezzo ha girato “The Program” e “Florence”, il bravo/eclettico regista britannico torna a lavorare con la straordinaria Judi Dench, classe 1934. Il film ricostruisce l’inaspettata e un po’ scandalosa amicizia tra la regina Vittoria e il giovane commesso indiano Abdul Karim, che diventò amico e consulente di Sua Maestà, pestando molti piedi in famiglia e provocando parecchi mal di pancia a corte. Storia vera, ancorché romanzata dallo sceneggiatore Lee Hall con qualche spiritosa licenza.
Piccola curiosità: Judi Dench, qui doppiata con la solita classe da Marzia Ubaldi, incarna per la seconda volta la regina Vittoria che regnò per 63 anni (morì nel 1901). La prima fu nel 1997, in “La mia regina” di John Madden, e anche lì la regina intratteneva, dopo la morte del marito Albert, un’amicizia considerata impropria con un ruvido stalliere scozzese, tal John Brown. Nel suo genere “Vittoria e Abdul” non delude: è piacevole e rassicurante, fa spesso sorridere, è recitato benissimo, inclina al bozzettismo intelligente, ricostruisce i rituali di corte con britannica perfidia, non edulcora più di tanto, sia pure nella convenzione, il bizzarro rapporto che unì, dal 1887 in poi, il devoto contabile musulmano, interpretato da Alì Fazal, alla ruvida e annoiata “queen”.

Michele Anselmi