A Tranquillum house c’è posto per nove sole persone disposte ad aprirsi ed esporsi a qualche rischio pur di resettare le proprie vite, cambiare il corso degli eventi di cui sono protagonisti. A guidarli c’è Masha, una russa naturalizzata americana e alcuni collaboratori. I giochi iniziano con banali esercizi per dare sfogo alle proprie problematiche, ma gli ospiti danarosi accuratamente selezionati da Masha si renderanno presto conto che i metodi applicati in questo strano ritiro non sono esattamente legali e potrebbero rischiare di rivelarsi persino pericolosi.
Il pericolo che si corre cercando di seguire una mini-serie calibrata su una storia di questo regime – e con un cast stellare che va dalle anche co-produttrici Nicole Kidman e Melissa McCarthy ai bravi Regina Hall, Michael Shannon, Bobby Cannavale e Luke Evans – è presto detto. Nonostante ci fossero i presupposti per avere un buon prodotto, la cosa si vanifica quasi subitaneamente quando si scopre (basta ovviamente guardare la sequenza dei titoli) che il creatore della serie Hulu è David E. Kelley, uomo dietro a una serie di successo e in parte anche discreta come “Big Little Lies”, ma che ha altrettanto dato i natali a serie molto più dozzinali, come “Boston Legal” tanto per fare un esempio.
Il problema di “Nove perfetti sconosciuti” forse sta anche nelle fondamenta del soggetto, ossia il romanzo a cui si ispira scritto dalla stessa autrice di un altro best-seller (sempre “Big Little Lies”), Liane Moriarty. Tuttavia se ci atteniamo agli aspetti prettamente audiovisivi mancano innanzitutto un conflitto e una struttura narrativi chiari. I nove pazienti non si “risolveranno” affatto nella loro totalità, se non nel caso della famiglia Marconi, capitanata da un Michael Shannon sempre più stralunato. Il trend di tanta – troppa – serialità americana di sbrogliare la matassa all’ultimo fa sì che anche qua si risolva il tutto negli ultimi minuti dell’episodio finale, in fretta e furia, confondendo ancora di più le acque e forzando la mano sui punti che apparentemente non erano stati più affrontati, ma rimasti in certo modo sospesi. Quanto all’interpretazione della Kidman, non c’è quasi nulla che vada bene, a partire dal finto accento russo. “Nove perfetti sconosciuti”, tra la pazzia evidente di certi soggetti della comunità qui rappresentata e le sostanze stupefacenti somministrate, conquista il primato della serie più assurda e comica – in entrambi i casi involontariamente – degli ultimi anni.
Furio Spinosi