Sta arrivando una nuova legge per il comparto cinematografico? Parrebbe di sì, almeno stando alla proposta della senatrice toscana Rosa Maria Di Giorgi. Mentre il parlamento sarà chiamato a breve a legiferare sulla riforma della Rai, che già si presenta parecchio annacquata rispetto alla formulazione originale lanciata mesi fa da Renzi, ecco in scena una new entry. Questa proposta ha due elementi positivi, il primo che è avanzata da una donna lontana dai giochi di potere, il secondo che si ispira chiaramente al modello francese, che si sa essere il migliore sinora in campo da circa 70 anni, grazie alla lungimiranza dei governanti d’oltralpe. I quali si sono davvero preoccupati di stimolare spettacolo e cultura, anziché appiattirsi su pseudo riforme per dominare meglio la comunicazione, come è tristemente accaduto nel caso della televisione italica e dello stesso cinema.
La Di Giorgi, ricalcando la legge francese, ipotizza la creazione di un Centro Nazionale del Cinema e dell’Audiovisivo, un organismo che sostituisce l’attuale Mibac, dotato di autonomia per coordinare le varie competenze del comparto, dalla produzione alla distribuzione e soprattutto per quanto attiene la materia finanziaria. “Un altro aspetto fondamentale del ddl – dice la senatrice – è l’istituzione del Registro nazionale del Cinema e dell’Audiovisivo, ossia una totale trasparenza degli atti che riguardano l’opera cinematografica e audiovisiva, a partire dal contratto del soggettista fino a quello relativo alle eventuali vendite all’estero”. Un terzo elemento non da poco consiste nel prevedere “una tassa di scopo” (ultra odiata dalle televisioni e soprattutto dalle grandi industrie delle telecomunicazioni), al fine di garantire un prelievo costante e certo su cui l’universo dell’audiovisivo possa contare, anziché pietire ogni anno per alimentare il fondo unico dello spettacolo, sempre più misero. Sarà questo lo scoglio più duro da superare, conoscendo la forza lobbistica degli avversari.
Quante possibilità avrà questa proposta di legge di passare? Sicuramente dovrà essere affiancata da un disegno di legge governativo (il ministro Franceschini ci sta pensando), poi dovrà passare il vaglio (gli esami, come insegna Eduardo, non finiscono mai) delle varie associazioni di categoria, che già si lamentano di non essere state consultate. E’ un po’ come prendersela con gli inventori dei vaccini che hanno salvato la vita a milioni di perché non hanno consultato chi non ha inventato nulla. Aspettiamo settembre e vedremo. Nel frattempo buone vacanze.
Roberto Faenza