L’angolo di Michele Anselmi

Diciamo che la protagonista di “Occhi blu” sta, in materia di lucida impassibilità, tra l’Alain Delon di “Frank Costello faccia d’angelo” e il Ryan Gosling di “Drive”, solo che è, appunto, femmina. Niente psicologismi e notizie personali, solo azioni e reazioni, anche se qualche indizio, sui motivi del suo agire criminale, viene suggerito. Esce giovedì 8 luglio, distribuito da I Wonder Pictures e prodotto da Palomar, Tempesta e Rai Cinema, l’esordio alla regia della brava attrice veneta Michela Cescon.
“Io penso che il primo film debba essere così: spudorato” ha dichiarato la debuttante in un’intervista, elencando gli elementi che confluiscono in “Occhi blu”: il “polar” di taglio francese, una certa idea non convenzionale di Roma, le graphic novel, lo spazio urbano, l’architettura, pure l’ossessività. In effetti, Cescon s’è divertita a spiazzare chi la conosce e l’apprezza per le sue dense interpretazioni al cinema: con Matteo Garrone, Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio, solo per dirne tre.
“Ce n’è sola una giusta: ce l’ha scritto negli occhi” sentiamo dire a un certo punto di lei, Valeria, l’eroina della storia. Siamo in una Roma notturna e post-moderna, spopolata, fatta di luoghi astratti, un reticolo di strade e incroci, molti neon fluorescenti, mappe luminose che rinviano a una città-scenografia. Valeria è una centaura dalla doppia vita che rapina banche col viso celato dal casco integrale: 33 colpi in tre mesi, un bottino da oltre 2 milioni di euro. Pare imprendibile, sarà perché usa solo potenti scooter rubati e truccati dal suo meccanico di fiducia, un giovanotto del “Mandrione”, bello e crudele, che forse sarebbe piaciuto a Pasolini.
A darle la caccia, per motivi diversi, due uomini: il commissario Murena, un poliziotto coi baffi, un po’ fesso, quasi da fumetto, che a tempo perso canta nei locali canzoni come “Si nun conosci Roma” di Aldo Vitali; e uno sgualcito parigino sessantenne, detto “il Francese”, con barba folta e capelli lunghi, forse ex sbirro, che ha visto la figlia morire investita da un motociclista e adesso vuole riconquistare la moglie uccidendo il colpevole. I due si coalizzano, facendo confluire incubi e frustrazioni nell’inseguimento; ma lei, che pure custodisce un personale codice morale, sembra andare più veloce di loro, non solo a cavallo della sua moto.
Diviso in capitoletti dai titoli secchi, il film chiede allo spettatore di non farsi domande sulla trama poliziesca; tutto è inverosimile e stilizzato, seguendo i dettami di una sceneggiatura, scritta da Cescon con Marco Lodoli e Heidrun Schleef, che non si preoccupa di spiegare ma solo di evocare: per dialoghi smozzicati dal timbro aforistico, folli corse notturne, situazioni buffe o feroci spesso lasciate fuori campo. Aggiungete la fotografia iper-smaltata di Matteo Cocco, le musiche jazzate di Andrea Farri, con la tromba di Paolo Fresu e il violoncello di Luigi Piovano a fare molto blues metropolitano, più il contorno di inquadrature sghembe, molto meditate in termini di effetto, elaborate, a tratti forsennate, fortemente caratterizzate sul piano cromatico.
Insomma l’atmosfera è tutto, in “Occhi blu”, sin troppo (secondo me). Per goderselo, in una chiave tra malinconia e romanticismo, bisogna stare al gioco e non chiedersi mai “perché”. Solo che vorresti dai personaggi, ogni tanto, di non essere solo maschere di una recita un po’ “a freddo” pilotata dalla vera centaura della situazione: ossia Michela Cescon.
I tre principali attori coinvolti sono Valeria Golino, Jean-Hugues Anglade e Ivano De Matteo, rispettivamente nei ruoli della rapinatrice, del “Francese” e di Murena. Si vede che aderiscono alle indicazioni della regista, essendo registi pure loro, con l’aria di divertirsi a rovistare nel genere noir, sia pure in una prospettiva d’autore.
PS. L’omonima canzone di Vasco Rossi nulla c’entra col film.

Michele Anselmi