Ogni martedì arriva nella sezione Star di Disney+ un nuovo episodio di “Only Murders in the Building”, la serie statunitense creata da Steve Martin e John Hoffman.
Le strade di tre appassionati di podcast true crime si incrociano quando nel palazzo in cui risiedono, l’Arconia, viene trovato il corpo senza vita di un residente. Charles, un attore divenuto famoso anni prima per il ruolo del detective Brazzos, Mabel, una ragazza riservata arrivata da poco nel palazzo, e Oliver, un regista socievole e spensierato, non resistono alla curiosità di investigare su quello che apparentemente sembra essere un suicidio, finendo per creare e pubblicare un loro podcast in cui di puntata in puntata racconteranno le loro scoperte sul caso.
I primi sei episodi, già disponibili, non si concentrano solo sul caso e il suo sviluppo, ma affrontano anche la vita complicata dei protagonisti: i dubbi che assalgono Charles e Oliver, non più giovani, ma ancora incerti sul loro futuro e Mabel, che nasconde il suo passato e le sue conoscenze nel palazzo. La serie scorre velocemente: negli episodi della durata di circa mezz’ora non manca mai l’introduzione di nuovi personaggi, che potranno dare punti di svolta nel caso (la storia di Oscar e un vecchio omicidio nel palazzo) o diventare nuovi sospettati, tra questi c’è anche il musicista Sting.
Quella che per i tre personaggi è una semplice storia crime presto diventerà un intricato enigma che li coinvolgerà in prima persona, trasformandoli da osservatori a narratori e protagonisti. Nella serie, però, spicca la componente della commedia che è sempre ben amalgamata con quella del mistero; i protagonisti dai caratteri completamente diversi non potranno fare a meno di confrontarsi dando vita a scene divertenti e situazioni sempre improbabili e diverse. Non solo generazioni a confronto, ma anche stili di vita all’opposto in un’ambientazione che unisce il vecchio, con il palazzo che ricorda la ricchezza di altri tempi, al moderno, tra podcast e tecnologie che rendono la storia del posto disponibile a tutti.

Jasmine Laudato