È passato poco più di un secolo da quando David Wark Griffith fece dono alla storia della cinematografia mondiale di una delle sue più controverse pellicole, Nascita di una nazione, registrando introiti fino a quel momento mai incassati da un film. Centouno anni dopo un lungometraggio con lo stesso titolo vince il Sundance Film Festival, la più importante rassegna indipendente ideata da Robert Redford. Birth of a Nation di Nate Parker, trentaseienne, al suo esordio da regista, è la storia della rivolta degli schiavi capeggiata da Nat Turner, interpretato dallo stesso Parker, che del film è anche sceneggiatore e produttore. La narrazione è ambientata in Virgina, nel 1831: duecento schiavi insorgono guidati dal loro compagno predicatore Nat Turner e nello scontro moriranno sessanta uomini bianchi.
Il titolo è volutamente un richiamo al kolossal di Griffith con l’intento provocatorio di leggere la Storia da una prospettiva contrapposta. Se nel Birth of a Nation del 1915 si esaltava, tra animate discussioni, l’attività del Ku Klux Klan, nel suo omonimo del 2016 si disegna un atto volutamente politico contro la xenofobia. Critica e pubblico sembrano dunque aver sottoscritto il manifesto di Nat Parker assegnando al lungometraggio sia il Gran Jury Prize che l’Audience Award. Premi che sottolineano una precisa scelta di campo del Festival di Park City in contrasto con la più nota corsa agli Oscar al centro della campagna di protesta #OscarsSoWhite, a sostegno della decisione di Spike Lee di boicottare la serata per il trend troppo caucasico delle nomination. Birth of a Nation annovera anche un altro record che è quello della maggiore offerta mai fatta al Sundance per l’acquisizione dei diritti di distribuzione a livello mondiale. Netflix era pronta a sborsare 20 milioni di dollari, ma i produttori hanno preferito scegliere la Fox Serachlight per la cifra (sempre record) di 17,5 milioni di dollari. Ci auguriamo che la Fox, visto l’investimento, non abbia fatto lobby e condizionato la giuria, anche se, l’ovazione ottenuta a fine proiezione anticipa il successo che il film probabilmente otterrà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.
Questa trentaduesima edizione del Sundace evidenzia una piccola rivoluzione nel mondo dell’industria cinematografica, i grandi player della distribuzione online come Netflix e Amazon hanno manifestato grande attenzione per le produzioni indipendenti con investimenti finora mai visti in questa nicchia di mercato. Un interesse di cui potrà beneficiare anche il grande pubblico che potrà finalmente avere accesso a molte pellicole che fino a questo momento non sono mai riuscite a varcare la soglia della programmazione festivaliera. A questo proposito Amazon si è aggiudicata per 10 milioni di euro Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, giudicato dalla stampa americana un dramma familiare fuori dagli schemi che ha tra i protagonisti Casey Affleck. E il colosso Netflix non è rimasto certo a guardare, portandosi a casa la commedia Tallulah con Ellen Page. La distribuzione online sta dunque smuovendo le acque di un mercato che è stato spesso condizionato e alle volte penalizzato dalle logiche commerciali delle grandi major tradizionali. Ci si augura che anche per l’Italia l’offerta online si possa arricchire di nuovi e interessanti titoli che siano fuori dal solito giro.
Chiara Pascali