È inutile parlare di rinascita dell’horror italiano. Sono più di dieci anni, infatti, che nel cinema indipendente italiano si continua a produrre genere. Anche con una certa costanza. Nuovamente, l’Italia può vantate un nutrito numero di autori che hanno deciso di specializzarsi nell’horror, citiamo, almeno, Lorenzo Bianchini, Ivan Zuccon e Domiziano Cristopharo. Una scelta dettata dalla passione la loro, che raramente ripaga in termini economici e di fama. Una passione che spinge molti registi a fare fronte comune e a legarsi in progetti antologici, come questo P.O.E – Poetry of Eerie.
Nata quasi per scommessa, la pellicola vede coinvolti quindici cineasti (anche se Yumiko Itou, che firma l’episodio Canto, è lo pseudonimo adottato da Domiziano Cristopharo, anche autore di Il giocatore di scacchi di Maelzel) per tredici cortometraggi che hanno in comune l’essere tratti da un’opera di Edgar Allan Poe. Lavorando quasi a budget zero, gli autori sono riusciti a portare a termine un’opera che cerca di trovare una nuova via rispetto ai racconti del grande scrittore.
Giudicando il film nella sua interezza – sebbene la versione che verrà mandata in sala da Distribuzione indipendente dal 7 giugno è costituita solo da otto episodi – non si può negare di avere a che fare con un prodotto molto disomogeneo con molti più bassi che alti. Ma basta spingersi dentro ai singoli episodi per trovare lavori anche molto interessanti. Quello che colpisce maggiormente è Il gatto nero di Paolo Gaudio, delizioso racconto in stop motion che ricorda le opere di Tim Burton. Altro titolo d’interesse è poi Silenzio di Angelo e Giuseppe Capasso, gli autori che forse più di tutti riescono a rendere la poetica dell’orrore di Poe. Seguono altri episodi riusciti (Il giocatore di scacchi di Maelzel) ed alcuni meno (La sfinge, il meno riuscito tra quelli presenti nella versione da sala).
Nonostante i difetti dettati dai pochi mezzi, P.O.E. Poetry of Eerie va sostenuto, anche perché potrebbe essere il lancio per i futuri nomi del cinema horror italiano. Non per caso, mentre il film arriva nelle sale, i cineasti coinvolti hanno già ultimato il secondo capitolo.
Marco Scali