Questa che segue è una piccola storia di solidarietà femminile. Talmente semplice e quotidiana che molte donne, ahinoi, potranno riconoscersi nella disavventura di una delle due protagoniste. Forse è una storia scritta in modo un pò troppo lieve per i temi che tratta (e vista la mia passione per gialli e horror), ma se n`è uscita così e mi par giusto lasciare il giudizio al lettore.

SCENA 1 – INTERNO GIORNO

Per la sala d’aspetto della Lucci Metalmeccanica Srl gli anni settanta non sono mai passati. C’è ancora tutto il tipico arredamento sui toni del marrone, comprese le panche di formica smaltata. Cinque ragazze ben vestite sono sedute su quelle panche. Aspettano che si apra la porta sulla quale una targa sbiadita recita: “Lucci E., Titolare della Ditta”.

 

UNA RAGAZZA:

     (indicando la porta)

Secondo voi la rossa reggerà cinque minuti?

 

Non c’è tempo per le risposte: la porta si spalanca e ne esce una ragazza con lunghi capelli rossi, con tanta fretta che mentre se ne va non accenna nemmeno un saluto. Subito dopo, un cinquantenne sovrappeso compare a riempire il vano della porta. E’ il Titolare e la “E.” sta per Eugenio. Sigaretta in bocca, reggendo un foglio con mani callose, intima con voce roca da tabagista: 

 

TITOLARE:

          Antonella Turci?

         

Sorridendo, la ragazza che ha parlato in precedenza si alza ed entra nella stanza. Le quattro che rimangono riprendono il filo silenzioso dei loro pensieri.

La mora dallo sguardo deciso che siede sulla panca davanti alla porta d’ingresso gioca con una penna. Cadendo alla seconda piroetta, la penna rotola verso la sua vicina di seduta, una ragazza bionda un po’ in carne fasciata da jeans elasticizzati. Le due si chinano contemporaneamente per raccogliere l`oggetto, riuscendo solo a far scontrare rumorosamente le loro teste. Risate sommesse delle altre due spettatrici.

 

RAGAZZA MORA:

     (lamentandosi e massaggiandosi        energicamente la testa)

Beh… Se tu fossi un uomo almeno potrei sperare che sia un colpo… di fulmine!

 

La mora ride e tende la mano alla bionda, mentre questa non sa se ridere o piangere e continua a massaggiarsi la testa.

 

RAGAZZA MORA:

Io sono Claudia.

 

La bionda si asciuga le lacrime e stringe la mano di Claudia.

 

RAGAZZA BIONDA:

Piacere, Silvia. Scusa, non volevo… mi sono mica rovinata il trucco?

 

E mentre le due cercano di smettere di ridere e di lacrimare, la porta del titolare si spalanca di nuovo, e Antonella schizza via come se fosse stata trattenuta da un elastico che si sia rotto all’improvviso.

 

TITOLARE:

Claudia Sottili?

 

Claudia si alza e va verso la porta. Prima che sia stata inghiottita dalla stanza del titolare, Silvia la chiama con un bisbiglio.

 

SILVIA:

     (incrociando le dita)

Claudia!

In bocca al lupo!

 

    

SCENA 2 – INTERNO GIORNO

Gli uffici della Lucci Metalmeccanica Srl. SOVRIMPRESSO:

 

TRE MESI DOPO

 

Silvia siede ad una scrivania ricoperta di fatture e altri documenti contabili. E’ concentratissima. Non si accorge che un collega, Marco, è entrato nella stanza con un’altra persona.

 

MARCO:

Silvia…

Oggi lo sai, è il mio ultimo giorno, lunedì prossimo comincio il nuovo lavoro…

 

SILVIA:

     (senza MAI alzare la testa)

Sì, lo so… dopo ci salutiamo, ora scusa, ma sono straincasinata… ieri sera sono uscita di nuovo alle nove, mio marito era una belva.

 

MARCO:

Ok… e non vorresti sapere chi mi sostituisce?

 

SILVIA:

     (continuando a sfogliare fatture)

Quando arriva me lo presenti. Spero solo che sia davvero un uomo così il Titolare la finisce di ripetermi che non posso restare incinta sennò lo rovino… ha cominciato al primo colloquio e non ha ancora smesso…

 

MARCO:

Beh… almeno ora potrai dividere il peso di questi discorsi con qualcun altro…

 

Silvia incuriosita alza la testa. In piedi accanto a Marco c’è Claudia che fa “Ciao ciao” con la mano. Silvia si alza in piedi arrossendo.

 

SILVIA:

Ciao… Scusa… non ti avevo visto….

 

CLAUDIA:

Non ti preoccupare… d’altra parte ci conosciamo già, se ben ti ricordi… anche se il nostro è stato uno scontro, più che un incontro…

 

SILVIA:

Certo che mi ricordo, al colloquio…

 

MARCO:

     (si strofina le mani)

Ah perfetto! vi conoscete già… quindi Silvia te la affido subito! io vado a finire di svuotare i miei cassetti… e a mettere in frigo lo Champagne per festeggiare! A più tardiiii…

 

Marco esce dalla stanza saltellando. Le due rimangono sole.

 

SILVIA:

Mi fa piacere che tu sia stata scelta!

 

CLAUDIA:

Anche a me fa piacere rivederti… anche se… a quel che ho capito… un uomo era preferito…

 

SILVIA:

     (abbassa lo sguardo)

Sai… il Titolare ha le sue idee…

Quando si sono tenute le selezioni per sostituire il collega che se ne è andato, il Titolare non si aspettava che Marco l’avrebbe seguita a ruota… così ha cominciato a cercare qualcuno per sostituirlo. Cercava un uomo, ma… non ne trova e… ma io sono felice che sia arrivata tu!

 

Claudia si avvicina a Silvia guardandosi intorno con fare carbonaro.

 

CLAUDIA:

Comunque, ora che siamo in due…. È’ bene che il Capo si chiarisca le idee: due donne fanno dieci uomini! E se fosse necessario, io ho fatto anche un corso di autodifesa! UATA’!

 

In quel momento, in cui Claudia sta mimando un colpo di karate, Eugenio Lucci entra nell’ufficio, spavaldo.

 

TITOLARE:

Oh. Silvia, hai già fatto arrabbiare la nuova assunta? Mi raccomando, eh? falle vedere tutto il da farsi, voglio che sia autonoma nel giro di due – tre giorni. Le hai già detto che per la pausa caffè c’è la macchinetta all’ingresso, e che non è permesso uscire? Bene. Buon lavoro a tutte e due. Non mi fate pentire ancora di più di avere assunto due donne. E…

 

Si avvicina a Claudia con un sorriso ironico, finchè i due non sono faccia a faccia.

 

TITOLARE:

E mi raccomando, niente marmocchi, eh?

Prendete precauzioni! TELEVISIONE, TELEVISIONE! Ci sono tante trasmissioni interessanti! AH, AH, AH.

 

Claudia imita alla perfezione il sorriso ironico del Titolare.

 

CLAUDIA:

Non si preoccupi, i figli non ce li possiamo mica permettere con gli stipendi di oggi…

 

Il Titolare resta interdetto… poi si lascia andare ad una risata stantia ed esce dalla stanza. Le due ragazze si guardano.

 

CLAUDIA:

Questa storia del “niente marmocchi” è da denuncia…

 

SILVIA:

     (annuisce)

Che vuoi fare… io ho aspettato dieci mesi per avere questo lavoro… Con la crisi che c’è in giro… Guarda, quella è la tua scrivania… hai mai usato programmi per la contabilità?

 

 

SCENA 3 – INTERNO GIORNO

Claudia, canticchiando e sorridendo soprapensiero, prende un caffè alla macchinetta. SOVRIMPRESSO:

 

8 MESI DOPO

 

Sempre canticchiando si avvia verso l’ufficio, ma viene bloccata alle spalle da Silvia, che arriva di corsa, trafelata.

 

CLAUDIA:

Oh, eccoti! Vieni, TI DEVO DIRE UNA COSA!

 

SILVIA:

NON SARA’ MAI IMPORTANTE COME LA MIA!

Te la volevo dire di persona! Vieni, andiamo di qua!

 

Silvia prende Claudia per un braccio e la trascina verso l’archivio aziendale, poi si guarda in giro e chiude la porta.

 

CLAUDIA:

Guarda che non può essere una cosa più importante della mia!

 

SILVIA:

     (si mette una mano sulla pancia)

Ah no? Vediamo: ASPETTO UN BAMBINO!

 

Claudia spalanca gli occhioni, resta un attimo a bocca aperta poi esplode:

 

CLAUDIA:

ANCH’IO!!!

 

Le due si guardano un attimo, saltellando dall’emozione, poi si abbracciano e ci scappa anche qualche lacrima, tra le risate e le urla di gioia. A Eugenio Lucci non sono mai piaciute le urla, tranne le proprie, naturalmente. Si ferma davanti al corridoio, incuriosito. Socchiude la porta, senza farsi notare.

 

SILVIA:

E ora come facciamo a dirlo al Titolare?

 

Il Titolare spalanca la porta ed entra, livido, a braccia conserte.

 

TITOLARE:

E ora come fate a dirmi cosa?

 

CLAUDIA:

Lucci! non è da Lei origliare così..

 

TITOLARE:

Cosa mi dovete dire? Avanti.

 

Seguono alcuni attimi di silenzio teso.

Lo sguardo di Silvia è semplicemente terrorizzato, ma Claudia rompe il silenzio.

 

CLAUDIA:

Sig. Lucci, è un piacere dirlo a Lei per primo! Si congratuli con noi: tutte e due abbiamo scoperto, stamani, che aspettiamo un bimbo, non è meraviglioso??

 

Il titolare non parla subito, ma la sua mascella si contrae visibilmente nello sforzo di tacere. Prima di uscire dalla stanza SBATTENDO la porta, riesce solo a dire:

 

TITOLARE:

Tra dieci minuti nel mio ufficio.

 

Le ragazze si guardano serie.

 

 

     (parlando ad uno scaffale)

Oh grazie dei complimenti, sig. Lucci, Lei è veramente troppo gentile!

 

SILVIA:

Ora ci licenzia… è stato uno sbaglio… non dovevo, l’avevo detto a Riccardo…

 

CLAUDIA:

Silvia, sai bene che non ha nessun diritto di negarci questo momento. Lascia fare a me. 

 

 

4 INTERNO GIORNO – Nell’ufficio di Lucci

L’ufficio del titolare è piccolo e pieno di carte, cartelline, foglietti.

Il Titolare siede alla scrivania, serio e  pensieroso. Le ragazze vedono la porta aperta, entrano timidamente, si siedono.

 

TITOLARE:

Vi chiarisco le idee: NON MI PIACE ESSERE PRESO IN GIRO.

 

CLAUDIA:

Guardi..

 

TITOLARE:

E NON MI PIACE ESSERE INTERROTTO!

 

Lucci fissa Claudia negli occhi in modo duro, ma non è lei a mollare per prima. Silvia, le mani in grembo, potrebbe scoppiare a piangere da un momento all’altro.

 

TITOLARE:

I patti erano chiari. Due anni senza marmocchi. Non ne è passato nemmeno uno. Cosa dovrei fare, eh? Se non rispetto i patti io, allora il dipendente va subito dal sindacato, se non li rispetta il dipendente il padrone lo prende nel culo, vi sembra giusto?

 

CLAUDIA:

Non c’entrano i patti, Sig. Lucci, visto che c’è la legge di mezzo…

 

TITOLARE:

BASTA!

La legge è questa: voi lavorerete fino all’ultimo giorno prima di partorire. Venite in ufficio fino all’ottavo mese e poi ve ne state a casa, ma io vi spedisco le scartoffie e lavorate lo stesso. Così siamo contenti tutti, io perché non rischio di chiudere l’azienda e voi perché state a casa vostra. Poi appena vi siete rimesse, un mese, due e tornate in azienda. E non voglio sentire lamentele, siete state voi a cacciarvi in questo casino.

SONO STATO CHIARO?

Potete andare.

 

CLAUDIA:

E’ stato chiarissimo, sig. Lucci, ci ha illuminato. Vieni Silvia.

 

Le due si alzano, Silvia esce per prima. Quando Claudia arriva sulla soglia della porta, si volta sorridente.

 

CLAUDIA:

Comunque, Sig. Lucci, se vuole cambiare le leggi a suo favore si dovrebbe candidare ad un posto in Parlamento.

C’è tanta gente che lo fa, sa? Le sue raccomandazioni altrimenti… lasciano il tempo che trovano… Arrivederci.

 

Claudia chiude la porta. Nella stanza chiusa risuona il rumore di un pugno sulla scrivania.

 

 

5 INTERNO GIORNO – il salotto di Claudia

L’appartamento è piccolo, ma curato. SOVRIMPRESSO:

 

ALTRI OTTO MESI DOPO

 

La televisione sul mobile davanti al divano è accesa su un cartone animato in cui Duffy Duck sta litigando con Porky Pig. Claudia, sdraiata col suo pancione, ride e sgranocchia due grissini. Suona un cellulare da sotto un cuscino.

 

CLAUDIA:

Ciao Riccardo, dimmi… Come sta la tua mogliettina nonchè futura mamma?

Mah… cos’è uno scherzo?

No, non è possibile, l’ho sentita un`ora fa, mi ha detto che era a casa e… Va bene, guarda… mio marito è al lavoro, ma prendo un taxi e arrivo.

 

Claudia butta giù e si affretta ad uscire.

 

6 INTERNO GIORNO – LA CORSIA DI UN OSPEDALE

Claudia cammina veloce tenendosi il pancione, affacciandosi ad ogni porta del reparto maternità. Trova Silvia in una stanza piena di fiori, circondata affettuosamente dal marito, dai genitori e dai suoceri. Claudia si affaccia, la riconosce, ma si ferma sull`uscio.

 

CLAUDIA:

Ciao Silvia… come stai? E il bimbo?

 

SILVIA:

Ciao!!! Grazie di essere venuta! sto bene, ma mi sono presa un bello spavento! tra un po’ partorisco in ufficio, ma anche il bimbo sta bene e tra poco lo portano qui in stanza!

 

Claudia si rabbuia e la sua faccia si colora di viola.

 

CLAUDIA:

E dimmi un po’, che ci facevi in ufficio, eh? Abbiamo lottato per dei mesi per farci riconoscere quello che ci spetta e poi mi tradisci così? Eh? Non me lo aspettavo guarda… Ti chiamo, mi dici “Sono a casa” e poi scopro che all’ottavo mese abbondante vai al lavoro di nascosto per accontentare quell’animale del titolare?

 

RICCARDO:

Scusa Claudia guarda che n…

 

CLAUDIA:

No Riccardo, guarda….

 

SILVIA:

Claudia…

 

CLAUDIA:

Non mi dire niente, ti prego non aggiungere niente, sono solo felice che tu stia bene e così il bimbo, domani, se avrò sbollito la rabbia, ritorno a trovarti, ma non me la dovevi fare, accidenti…

 

Claudia si volta e fa per uscire dalla stanza, con addosso gli occhi attoniti di chi vi è dentro. Solo Silvia sorride.

 

SILVIA:

Claudia, non stavo lavorando…

 

Claudia si ferma sulla soglia.

 

CLAUDIA:

     (glaciale)

E allora che ci facevi in ufficio?

 

SILVIA:

Lucci sa che io per carattere dico sempre di sì, e ha cercato di approfittarsene… ma io sono andata a riportargli tutte le scartoffie che mi ha spedito di nuovo. E sono andata a dirgli che la smetta di tormentarmi, visto che sono in maternità e per bene del bimbo devo stare a riposo. Poi, mentre stavo risalendo in auto, mi si sono rotte le acque… sarà stata l`agitazione…

 

Claudia si volta lentamente, guarda Riccardo.

 

CLAUDIA:

E’ vero?

 

RICCARDO:

Tutto vero… se al telefono mi avessi lasciato finire di raccontarti…

 

CLAUDIA:

Brava Claudia… bella figura… Scusa… io…

 

Si avvicina al letto esageratamente premurosa, con la coda tra le gambe.

 

SILVIA:

Non ti preoccupare!

Sei stata tu a insegnarmi che l’unione fa la forza e che… nessuno ci deve rovinare questo momento!

 

Silvia le tende le braccia e Claudia la abbraccia con tanto impeto che le loro teste si scontrano di nuovo, un CIOK che rimbomba nella stanza.

 

SILVIA:

     (massaggiandosi la testa)

Una cosa comunque è certa, per essere tua amica bisogna proprio avere la testa dura!

 

Risate generali.

 

 

 

 

FINE