L’angolo di Michele Anselmi
Il cinema italiano a Cannes 2021? Per il direttore Thierry Frémaux esiste solo e soltanto Nanni Moretti. “Tre piani” sarà infatti l’unico titolo tricolore in concorso sulla Croisette, durante la 74esima edizione posticipata a luglio (6-17). Ho scorso velocemente il menù delle altre sezioni: non risultano presenti, magari per ora, altri film italiani, nemmeno nella neonata “Cannes Première”, a detta di Frémaux composta da “film che avrebbero potuto far parte della competizione ufficiale (una tale calamita che tutti vorrebbero essere lì)”. Vabbè.
Sarà contento il direttore della Mostra di Venezia, Alberto Barbera, il quale poche settimane fa ha parlato invece di una proposta italiana ricca e variegata, tale da provocargli qualche scrupolo di coscienza, nel senso delle possibili esclusioni. Chi avrà ragione tra i due? Boh. Vai a sapere.
In ogni caso, “Tre piani” non ha dovuto far altro che attendere un anno e due mesi, a causa della pandemia: già in gara nell’edizione 2020, poi annullata, il film è stato di fatto confermato, e di sicuro il passaggio a Cannes potrebbe giovargli in vista dell’uscita nelle sale italiane, con 01-Raicinema, prevista per il 23 settembre.
Come tutti, o molti sanno, il film trasporta da Tel Aviv a Roma il bel romanzo a episodi dell’israeliano Eshkol Nevo (Neri Pozza), contando su un cast come sempre interessante, da Margherita Buy ad Alba Rohrwacher, da Riccardo Scamarcio allo stesso Moretti in un ruolo minore. Si sa, del resto, che il regista romano, il cui film “La stanza del figlio” conquistò la Palma d’oro una ventina di anni fa, gode di uno statuto speciale a Cannes: solo a lui è permesso di far uscire i suoi film in Italia prima dell’anteprima francese. Stavolta, per cause di forza maggiore, non è andata così.
“Nanni paziente… credo che abbia sofferto parecchio” ha scherzato Frémaux presentando alla stampa quella che ha voluto definire “un’edizione straordinaria”, immagino a causa delle date e dei rigidi protocolli sanitari che verranno applicati (si parla di un tampone ogni 48 ore per gli accreditati non ancora vaccinati due volte).
Qualche informazione spicciola? Sono 23 i titoli in concorso, con una maggiore presenza di registe rispetto al passato, fors’anche a evitare il ripetersi di polemiche sulla scarsa sensibilità dimostrata del festival nei confronti del cinema “al femminile” (in 73 edizioni ha vinto solo Jane Campion). Tre, per dire, le cineaste che potrebbero ambire alla Palma d’oro: sono Mia Hansen-Løve, Catherine Corsini e Julia Ducournau. Molti, sempre per restare alla competizione, i nomi tradizionalmente di casa a Cannes, a partire da Wes Anderson, che ha confermato il suo “The French Dispatch” già scelto l’anno scorso. C’è attesa tra i cinefili per “Annette” di Leos Carax, che aprirà le danze, e naturalmente incuriosiscono, tra i tanti, “A Hero” di Asghar Farhadi, “Memoria” di Apichatpong Weerasethakul, “Flag Day” di Sean Penn, “The Story of My Wife” di Ildikó Enyedi, “Benedetta” di Paul Verhoeven. Colpisce un po’ la presenza massiccia dei francesi (non eravamo noi italiani i “provinciali” in fatto di colori nazionali?), ma forse era impossibile fare diversamente dopo il salto di un anno. Insieme al già citato film di Carax, ci sono “Tout s’est bien passé” del prolifico François Ozon, “Par un demi clair matin” di Bruno Dumont, “La fracture” di Catherine Corsini e “Paris, 13th District” di Jacques Audiard. Cinque titoli su 23: mica pochi, direi.
Spike Lee sarà il presidente di giuria, a Jodie Foster andrà la Palma d’oro alla carriera. Non ci sono filmoni hollywoodiani sulla rampa di lancio, anche per scelta estetica e culturale, oltre che per ribadire la vocazione rigorosamente d’autore del festival. In merito agli argomenti e alla selezione Frémaux ha spiegato quanto segue: “Ci sono film fatti con computer portatili, film dove si vedono le mascherine e un giorno ci chiederemo perché, tematiche forti, film che affrontano la questione identitaria, il mistero della coppia, la scelta di andare via, perdere tutto e ripartire. Quest’anno faremo un bel viaggio con tematiche forti dalla questione della gioventù a quella della vendita delle armi, forme nuove e molta poesia”.
Bisogna fidarsi, come con tutti i direttori di festival.
IL CONCORSO
Annette di Leos Carax
Benedetta di Paul Verhoeven
Tout s’est bien passé di Francois Ozon
A Hero di Asghar Farhadi
Memoria di Apichatpong Weerasethakul
Nitram di Justin Kurzel
Par un Demi Clair Matin di Bruno Dumont
Petrov’s Flu di Kirill Serebrennikov
Red Rocket di Sean Baker
Flag Day di Sean Penn
The French Dispatch di Wes Anderson
Tre Piani di Nanni Moretti
Titane di Julia Ducournau
The Worst Person in the World di Joachim Trier
Casablanca beats di Nabil Ayouch
Compartment NO.6 di Juho KUOSMANEN
La fracture di Catherine Corsini
Ahed’s Knee di Nadav Lapid
Bergman Island di Mia Hansen-Løve
Paris, 13th District o Les Olympiades di Jacques Audiard
Red Rocket di Sean Baker
The Restless o Les Intranquilles di Joachim Lafosse
The Story of My Wife di Ildikó Enyedi
Lingui di Mahamat-Saleh Haroun
UN CERTAIN REGARD
After Yang di Kogonada
Blue Bayou di Justin Chon
Bonne Mère di Hafsia Herzi
Commitment Hasan di Hasan Semih
Freda di Gessica Généus
House Arrest di Alexey German Jr.
The Innocents di Eskil Vogt
Lamb di Valdimar Jóhansson
Moneyboys di B.C Yi
Noche de Fuego di Tatiana Huezo
Un Monde di Laura Wandel
FUORI CONCORSO
Aline, the Voice of Love di Valerie Lemercier
Babi Yar. Context di Sergei Loznitsa
Bac Nord di Cédric Jimenez
Emergency Declaration di Han Jae-Rim
De son vivant di Emmanuelle Bercot
Stillwater di Tom McCarthy
The Velvet Underground di Todd Haynes
Proiezione di mezzanotte
Bloody Oranges di Jean-Christophe Meurisse
PROIEZIONI SPECIALI
Black Notebooks di Shlomi Elkabetz
H6 di Yé Yé
Jane by Charlotte di Charlotte Gainsbourg
JFK: Through the Looking Glass di Oliver Stone
Mariner of the mountains o O Marinheiro das Montanhas di Karim Aïnouz
CANNES PREMIÈERE
Cow di Andrea Arnold
Deception di Arnaud Desplechin
Hold Me Tight di Mathieu Almaric
In Front of Your Face di Hong Sang-soo
Love Songs for Tough Guys di Samuel Benchetrit
Mothering Sunday di Eva Husson