L’angolo di Michele Anselmi
Ho per circa 40 anni sulla carta stampata, nel senso dei giornali, senza sapere mai bene, in realtà, per chi scrivessi. Rari erano i complimenti, ogni tanto arrivava per posta una lettera di insulti, talvolta la precisazione stizzita di un regista o di un attore. Eppure mi sentivo “letto”, prima a “l’Unità”, poi negli altri quotidiani che mi hanno accolto quando rimasi senza lavoro; pur non sapendo davvero, ripeto, a chi potessero interessare le mie cosucce di cinema e dintorni.
Facebook, piaccia o non piaccia il mezzo, mi ha squadernato un mondo davanti. Da quando, non avendo più un giornale cartaceo, pubblico anche qui le mie recensioni, scritte per Siae.it o per il sito Cinemonitor legato alla Sapienza, il legame col “lettore” si è fatto stretto, interessante, proficuo, anche intimo. Non è che abbia cambiato modo di scrivere, spero solo di essere migliorato con l’esperienza, anzi cerco di mantenere anche “pezzature” ampie, a prima vista non adatte a Facebook; ma è il riscontro immediato (stavo per scrivere “feedback”) a sorprendermi. Ora so, più o meno, per chi scrivo queste noterelle che vanno prese per ciò che sono: un parere altamente personale, quindi assai discutibile.
D’accordo, qualcuno ogni tanto se la prende, si offende, contesta; ma in generale gli “amici” di Facebook apprezzano, a volte addirittura mi scrivono in privato per chiedere: “Hai parlato di quel film?”. Un dialogo utile, nel quale nessuno rinuncia ai propri gusti, ma li trasforma in “dibattito”, per fortuna non sempre umorale o fanatico.
Da pochi giorni, tornando dalle vacanze, ho ripreso a compilare qualche recensione. E sono venute delle sorprese. Per dire. Ieri sera ho scritto di getto, dopo averlo visto in tv, un pensierino su “Yesterday”, il film di Danny Boyle che era uscito nelle sale addirittura un anno fa, senza piacere granché a nessuno: mi sono arrivati nella notte 55 “mi piace” e una trentina di commenti, alcuni acuti. Pensavo, al contrario, che il mio pezzo sul film più atteso degli ultimi mesi, “Tenet”, avrebbe riscosso più seguito: invece solo 33 “mi piace”, con 68 commenti immagino legati al tono di sfottò da me scelto. In mezzo sta il franco-algerino “Non conosci Papicha”, che vivamente raccomando: 30 “mi piace” e 21 commenti.
Le cifre del gradimento, limitate rispetto ad argomenti più frizzanti o divertenti, le espongo solo perché fotografano un orientamento di cui tener conto, almeno secondo me: a parte alcuni eccezionali film-evento, il lettore che si informa su Facebook preferisce l’angolatura curiosa, l’annotazione eccentrica, la sottolineatura imprevedibile. Non la solita zuppa. Buono a sapersi.
Michele Anselmi
Nella foto: il sottoscritto in una casa al Lido durante una Mostra di Venezia degli anni Ottanta, ancora si scriveva sull’Olivetti Lettera 22.