L’angolo di Michele Anselmi
Sono uno dei pochi, almeno nel giro dei critici, ad apprezzare i film di Edward Zwick, regista e produttore americano, classe 1952. Lo trovo versatile, capace di intrecciare avventura e impegno, spettacolo epico e spirito democratico, spesso aggirandosi dalle parti del western. Qualche suo film? “Glory” con Denzel Washington, “Vento di passioni” con Brad Pitt e Anthony Hopkins, “L’ultimo samurai” con Tom Cruise, “Blood Diamond” con Leonardo DiCaprio, “Defiance” con Daniel Craig. Gli attoroni hollywoodiani adorano lavorare con lui e lui li ripaga chiamandoli a interpretare storie non convenzionali.
Zwick non firma un film dal 2019, il suo ultimo si chiama “Trial by Fire”, e credo che non sia mai uscito nelle sale italiane, benché targato Universal. L’ho visto ieri sera su Netflix in lingua originale coi sottotitoli, decisamente meglio, e lo consiglio caldamente, anche se il tema non è di quelli che rassicurano sotto Natale. La storia è presa dalla cronaca, tanto è vero che Zwick, contrario alla pena di morte, scrisse il copione ispirandosi a un lungo articolo di David Grann per “The New Yorker”, 2009. Vi si raccontava la tragica vicenda di Cameron Todd Willingham, un texano di Corsicana ucciso con iniezione letale il 17 febbraio 2004. Per dodici anni attese in carcere che la sentenza fosse eseguita, e quando emersero prove che lo scagionavano, pochi giorni prima dell’esecuzione, il governatore Perry non permise di riaprire il caso.
Willingham non era uno stinco di santo: beveva, tradiva la moglie, faceva spesso a pugni, non si dannava per trovare un lavoro. Pura “white trash”, spazzatura bianca, come dicono gli americani. Ma di sicuro non aveva appiccato lui l’incendio nel quale, il 23 dicembre del 1991, a due giorni dal Natale, erano morte orribilmente bruciate le sue tre piccole figlie. Eppure, nonostante la difesa accanita della moglie, la giuria non aveva avuto dubbi nel condannarlo a morte, al termine di un processo a dir poco improbabile. Il film racconta la lunga prigionia e la convinta redenzione di Willingham, anche l’incontro inatteso con una scrittrice vedova, madre di due figli, tal Elizabeth Gilbert, che sembra essere l’unica a credere alla sua innocenza e per questo s’impegnerà fino allo spasimo.
Se vi piace il genere, sempre che tale possa essere definito, “Trial by Fire” merita una seconda chance dopo una prima vita in streaming a pagamento. Zwick volle attori non particolarmente noti, giusti per facce ed età. Jake O’Connell fa Willingham, Emily Meade la moglie, Laura Dern la vedova che vuole giustizia, Chris Coy il feroce secondino che cambierà idea sul presunto infanticida.
Michele Anselmi