Nella collana KIDS di Caissa Italia, dedicata alla narrativa per ragazzi, c’è un albo prezioso che potete sfogliare qui. Scritto originariamente in russo, “Cinque minuti” rappresenta in pieno l’anima della collana: è frutto del lavoro di scouting in lingue e Paesi meno vicini (in catalogo ci sono opere dalla Russia, Turchia, Lituania, Australia, Nuova Zelanda), tratta con semplicità un tema in realtà complesso, propone illustrazioni di qualità (che hanno vinto il prestigioso premio internazionale “Image of the Book”) e può contare su un testo molto curato. Abbiamo incontrato Tatiana Pepe, codirettrice della collana KIDS di Caissa Italia e curatrice della traduzione, e la regista armena Natalia Mirzoyan, che vive e lavora a San Pietroburgo e ha diretto il corto da cui tutto è nato.
L’albo “Cinque minuti” nasce da un cortometraggio pluripremiato. Possiamo parlarne?
Tatiana Pepe: Era un sabato mattina quando, svegliatami molto presto, in un insolito silenzio della mia casa, mi sono imbattuta nel corto “Five minutes to sea” (disponibile a questo link). Pochi minuti per ritrovarmi completamente senza fiato. L’ho guardato molte volte quella stessa mattina, perché sentivo che le corde emotive che continuava a toccare erano più di una. Ho pensato di contattare subito Natalia Mirzoyan e di proporle di fare del corto un albo per bambini. Lei ha accolto la mia proposta con grande entusiasmo e lo stesso ha fatto poi l’editore nell’abbracciare il nostro progetto. E così per tanti mesi abbiamo lavorato tutti assieme alla realizzazione del libro. Assieme a Natalia abbiamo deciso quali idee e quali scene fossero più idonee all’adattamento in forma di libro. La resa dell’azione in movimento, propria dell’arte cinematografica, è stato uno dei punti di maggior confronto e alla fine abbiamo deciso di dedicare la parte centrale dell’albo alle pagine in cui la lentezza dello scorrere del tempo viene percepita soltanto attraverso un attento esercizio dello sguardo. La traduzione del testo è stata una delle attività per me più creative. Convinta che la traduzione sia un ponte fra due culture prima che fra due lingue, ho speso moltissimo tempo con e sulle parole, nonostante le parole del testo non siano poi molte. Le ho pesate, una ad una, ho cercato per ciascuna il posto più adatto all’interno della frase e della pagina, cercando di restituire al lettore italiano la poesia delle immagini che si andavano formando nella mente. Ho scelto di essere fedele all’immaginario artistico e alla poesia, concedendomi piccoli interventi di riscrittura. Il mio augurio è di essere riuscita a rimandare i lettori italiani alla poesia che ha resistito alla mia traduzione.
Il corto “Five minute to the Sea” parte dall’esperienza soggettiva di una bambina che, come chiunque abbia la sua età, vuole solo tuffarsi in acqua per riflettere poi oggettivamente sulla percezione e forse anche sul senso del tempo. Si tratta di un’idea molto affascinante e, allo stesso tempo, “antica”: come nasce il progetto?
Natalia Mirzoyan: Ero in vacanza con la mia famiglia in Montenegro e stavo disegnando bozzetti di persone che osservavo sulla spiaggia. Questi disegni sono piaciuti molto e mi è stato chiesto di farne un corto. A quel punto volevo che fossero uniti da una storia. Un giorno è venuta a trovarmi una mia amica e mi ha raccontato una storia legata alla sua infanzia: di come sua madre la faceva aspettare sulla spiaggia per cinque minuti prima di poter tornare nuovamente in mare. Ho pensato che la storia fosse semplice da un lato e molto profonda dall’altro. E conteneva una profonda controversia. Così ho deciso di costruire il film intorno a questa storia. Alcune cose le avevo viste con i miei occhi sulla spiaggia del Montenegro, gli anziani che si bagnavano l’un l’altro utilizzando una busta di plastica ad esempio. È stata una scena commovente. Inoltre, ero appena diventata madre all’epoca e guardavo costantemente la mia piccola bimba, paragonandola a me stessa. Dopo la sua nascita ho iniziato a riflettere molto di più sull’idea dello scorrere del tempo. Da neonata era velocemente diventata una bimba che correva in giro. Ora ha sei anni ed è una persona completamente diversa.
Ancora meglio della terra, la metafora del mare – dell’acqua, da cui proveniamo e a cui torniamo, come fa l’anziano Mosè – è intuitivamente filosofica: da Talete a Platone fino ad Eraclito, non a caso, rappresenta il principio creatore di tutte le cose. Lo è stato anche del tuo corto? È l’acqua la prima immagine che hai visualizzato durante il processo di creazione?
Natalia Mirzoyan: L’acqua è un elemento molto importante per me, sono nata sotto il segno dei Pesci. Ho sempre associato il mare a qualcosa di eterno e permanente. E nel film ho consapevolmente messo in contrasto con questa idea l’immagine della natura effimera del tempo.
Come hai accolto la proposta di Caissa Italia e come hai lavorato alla selezione delle varie immagine e all’adattamento del tuo corto in un albo?
Natalia Mirzoyan: Un giorno mi ha scritto Tatiana, proponendomi di fare un albo illustrato a partire dal mio corto. Sono stata molto entusiasta, da molto tempo volevo cimentarmi nell’illustrazione. E fare un libro a partire dal mio corto mi è sembrata un’ottima idea. Tatiana mi ha aiutato molto, mi ha dato molta fiducia e sono molto felice della nostra collaborazione. Lavorare al progetto in un certo senso non è stato difficile per me perché non ho cambiato lo stile visivo per il libro, quello è rimasto lo stesso del film. Ho però partecipato ad alcune masterclass sull’illustrazione prima di iniziare la lavorazione del libro. Anche i consigli dei miei amici illustratori mi hanno aiutato molto perché lavorare su un libro ha le sue specificità. Non avendo esperienza nel settore, i loro consigli e quelli dell’editore sono stati molto importanti per me. Alla fine ho finito di disegnare il libro abbastanza velocemente e con grande piacere, è stato bello rituffarsi nella storia e nel suo stile visivo.