L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per “il Secolo XIX”
Una cosa è certa, anche se nessuno ovviamente si sbilancia a Raicinema, anche per non urtare il direttore Alberto Barbera che l’ha già visto e apprezzato: “Il giovane favoloso” di Mario Martone, con Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi, sarà in concorso a Venezia 2014. Il film è ambizioso, colto, costoso, girato con notevole sostegno ministeriale e della Regione Marche, perfetto per una competizione internazionale. Del resto anche “Noi credevamo”, sempre di atmosfera ottocentesca, ebbe la sua prima mondiale al Lido. Purtroppo non vinse nulla, magari “Il giovane favoloso” andrà meglio. Il produttore Carlo Degli Esposti molto ci conta; e con lui, naturalmente, l’amministratore delegato di Raicinema, Paolo Del Brocco. Sembra lontano, insomma, quel settembre 2003, quando Giancarlo Leone, allora capo di Raicinema, minacciò di non spedire mai più i film della casa a Venezia dopo la bocciatura di “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio. Poi, in verità, tutto rientrò.
Peraltro l’anno scorso il documentario “Sacro GRA” ha vinto il Leone d’oro, e la congiuntura positiva è continuata: “Tir” Marc’Aurelio d’oro al Festival di Roma 2013, “Le meraviglie” Grand Prix a Cannes 2014, “Il capitale umano” sette David di Donatello, “La mafia uccide solo d’estate” migliore esordio sempre ai David.
Alla romana Casa del cinema, Raicinema ha presentato il nuovo listino 2014-2015, gonfiando un po’ il petto a colpi di dati: una quota di mercato pari al 15.3 per cento nei primi sei mesi di quest’anno, subito dietro Warner Bros, pari a incassi per quasi 45 milioni di euro; 100 milioni investiti nel biennio 2013-2014, per un totale di 100 film, di cui 35 opere prime e seconde; successi notevoli di botteghino come “The Wolf of Wall Street” di Scorsese con quasi 12 milioni.
Lo slogan coniato per l’occasione recita “Il cinema su misura”, seguono le classiche cinque misure anglosassoni degli abiti, da XS a XL. A suggerire, insomma, che Raicinema, insieme alla distribuzione 01, punta sui pubblici e i generi più diversi, film da festival e film popolari, nella speranza che le due cose non siano in contraddizione. Nel mucchio spiccano “Mia madre” di Nanni Moretti, “Tale of the Tales” di Matteo Garrone, “Fathers and Daughters” di Gabriele Muccino, “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi. I primi due non sono ancora finiti, il terzo è pronto, il quarto, nel centenario della Grande Guerra, sarà probabilmente fuori gara a Venezia. Un po’ come una tassa da pagare.
Sul Lido punta anche, magari per la sezione Orizzonti, “I nostri ragazzi” di Ivano De Matteo, liberamente tratto dal romanzo “La cena” di Herman Koch, con un quartetto d’attori mica male: Alessandro Gassmann, Barbora Bobulova, Luigi Lo Cascio e Giovanna Mezzogiorno. Due coppie borghesi, un po’ annoiate, rose da tensioni sotterranee, devono fare i conti con una tragica “ragazzata” commessa dai rispettivi figli.
Naturalmente per Raicinema, rispetto a Medusa, è tutto più semplice. Muoversi nell’ambito del servizio pubblico garantisce più ampi margini di manovra, anche nel caso che film pur di valore fatichino al botteghino. Non mirano a festival, pare di capire, “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores e “Un ragazzo d’oro” di Pupi Avati con Sharon Stone infastidita “guest star”, mentre la commedia corale a sfondo generazionale, che pare ancora funzionare al botteghino, è rappresentata da “Confusi e felici” di Massimiliano Bruno, “Fratelli unici” di Alessio Maria Federici, “Scusate se esisto” di Riccardo Milani e “Ogni maledetto Natale” del trio Ciarrapico-Torre-Vendruscolo. Difficile distinguere l’una dall’altra anche perché girano sempre gli stessi attori. Purtroppo.
Michele Anselmi