“Rapiniamo il duce” porta sul piccolo schermo di Netflix una Milano stravolta dalle macerie dei bombardamenti anglo-americani e con la Resistenza ormai alle porte. Renato De Maria, regista della pellicola, racconta la storia di un gruppo di improbabili ladri che, mossi da risentimenti personali, decidono di rapinare Mussolini per dare così una svolta alle proprie vite.
Nel caos generale del fine guerra Isola, al secolo Pietro, riesce a farsi spazio nel mercato nero diventando il re del commercio clandestino; è inoltre innamorato della meravigliosa Yvonne, star dell’unico locale notturno rimasto attivo e amante dello spietato gerarca fascista Achille Borsalino. Il giovane, dopo aver scoperto l’esistenza di un immenso tesoro grazie all’intercettazione di una comunicazione criptata che annuncia l’intenzione dei fascisti di scappare in Svizzera, decide di provare nell’impresa del secolo con un gruppo di amici sgangherati.
“Rapiniamo il duce” è il racconto stravagante dell’esecuzione del colpo: il piano è quello di entrare nella “Zona nera” controllata a vista da soldati fascisti, sfondare la porta che contiene il “malloppo” e fuggire grazie al “talento” dei componenti della banda. Tutti i protagonisti hanno dei compiti pratici ben definiti e vengono presentati individualmente in una sorta di identikit che ne mostra le peculiarità; il tutto accompagnato da ritratti fumettistici giustificati dalla presenza nella banda di un abile disegnatore, utile nella raffigurazione del piano.
Il film diretto da De Maria è caratterizzato da una sceneggiatura piena di eventi che scandiscono un ritmo frenetico in cui si alternano situazioni di equilibrio e rottura. Nel racconto viene dato ampio spazio a scene di azione ben girate che colpiscono lo spettatore e ne catturano l’attenzione, rendendo la storia autentica, divertente e adatta ad un pubblico ampio.
In “Rapiniamo il duce” troviamo un’interessante scelta musicale: si parte con “Se bruciasse la città” di Massimo Ranieri che, sebbene non coerente dal punto di vista storico, è perfettamente funzionale per alleggerire l’atmosfera, dando la possibilità di comunicare fin da subito la relazione tra Isola e Yvonne, oltre che il mood e il tono del film. Nel film troviamo un’ampia scelta di grandi successi italiani interpretati dal talento di Matilda de Angelis in veste di icona di stile degli anni ’40: la selezione di questi brani rispecchia perfettamente la volontà di De Maria di staccarsi dal film storico per dipingere un ritratto potenziale e spregiudicato di quello che poteva significare vivere a Milano negli ultimi giorni di guerra.
“Rapiniamo il duce”, nonostante il suo stile informale e poco veritiero dal punto di vista storico, riesce comunque nel suo intento. Tra risate, drammi e rocambolesche fughe il messaggio è chiaro: non è mai il fascismo a vincere.
Flavia Arcangeli