Mercato e Industria del Cinema Italiano | Rapporto consultabile su www.cineconomy.it
Per il terzo anno consecutivo Fondazione Ente dello Spettacolo, in collaborazione con Cinecittà Luce e con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha presentato agli addetti ai lavori il “Rapporto 2010 sul mercato e l`industria del cinema in Italia”, uno strumento di analisi economica del mercato cinematografico italiano, non solo dal lato della domanda, ma anche da quello dell’offerta, cioè dal punto di vista di chi i film li progetta, produce, realizza e li diffonde.
Secondo i dati della ricerca, esposti dal presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Dario Viganò, il cinema italiano, nonostante le turbolenze dell’ultimo anno, è vivo e vegeto e gode di buona salute grazie soprattutto ai risultati in sala. Un dato su tutti. Nel 2010 sono stati prodotti ben 141 film, terzo miglior risultato negli ultimi 30 anni, ma di questi solo il 27% è frutto di coproduzioni.
Si è parlato anche di un record assoluto di investimenti privati (277 milioni di euro, il 65,3% delle risorse totali) e di come in questi anni i produttori cinematografici, a fronte del ridimensionamento del FUS, siano riusciti ad allontanarsi dalla logica dell’assistenzialismo, rinforzando il proprio assetto imprenditoriale e sviluppando nuove logiche gestionali. A questo proposito il product placement, presente nel 48% dei film italiani, ha assunto una forte centralità nel sistema delle strategie messe in campo per il reperimento di fondi.
Per quanto riguardo il capitale pubblico, il finanziamento proveniente dal fondo ministeriale ha toccato il minimo storico dal 2005, con un apporto pari a 68,8 milioni di euro, sul totale dei 312 milioni di euro investiti per i 141 film prodotti in Italia. Il taglio dei fondi pubblici ha fatto sì che la percentuale dei capitali privati italiani raggiungesse il picco dell’81% del totale, un dato comunque amplificato dalla contrazione dei capitali esteri (poco più di 111 milioni, pari a una flessione di circa il 22% rispetto all’anno precedente), ad evidenziare, ancora una volta, la minore capacità del cinema italiano ad attrarre investimenti dall’estero.
Scorrendo le pagine del rapporto, scopriamo che gli incassi dei film di produzione nazionale sono saliti dai circa 145,5 milioni del 2009 ai 215 del 2010, mentre i film stranieri, in particolare quelli americani, scendono dai 75 a 73,8 milioni del 2010. Il pubblico premia i film italiani, soprattutto le commedie, ma questo dato riporta in auge la questione della scarsa esportabilità del cinema italiano ancora legato a storie fortemente provinciali. In più la flessione dei film stranieri può mettere in serio pericolo la sopravvivenza delle sale cinematografiche, già fortemente provate dal calo generalizzato di spettatori.
Insomma dall’analisi del rapporto, il cinema non sembra più in crisi. Per la prima volta, afferma Tozzi, il cinema italiano non piange se stesso, ed ha finalmente l’opportunità di definire nuove strategie per consolidare i risultati raggiunti. Secondo il produttore di Cattleya il problema adesso è la crescita, che richiede "l’allargamento della torta, visto che la nostra fetta non potrà espandersi ulteriormente". Come “ampliare la torta? "Bisogna agire su più fronti", ammette Tozzi, "rilanciare l’esercizio, che con 3000 sale circa non copre alcune parti del territorio nazionale, coinvolgendo gli enti locali, produrre più film, investire in modo massiccio nella digitalizzazione delle sale dei piccoli centri e riportare il cinema in tv, facendo capire come i nostri film possano essere un sostegno per la televisione generalista, e non solo".
Il futuro del cinema italiano passa anche per internet. Secondo Tozzi l’offerta legale di contenuti sul web è uno degli altri fronti su cui lavorare. Se bisogna ampliare la torta bisogna anche pensare a nuovi modelli di distribuzione. E’ su questo punto che interviene Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema, ad annunciare la firma di un accordo tra iTunes e Rai Cinema in base al quale i film potranno essere fruiti anche on line attraverso un’offerta legale a pagamento.
L’annuncio raccoglie il consenso dell’Ad di Cinecittà Luce, Luciano Sovena che vede nell’accordo una valida alternativa alla distribuzione in sala di opere di autori emergenti, per le quali è sempre difficile garantire uscite con più di 5 o 6 copie.
E il ruolo dello Stato in tutto questo? Il Direttore Generale per il Cinema del MiBac Nicola Borrelli ha affermato che dal 2009 è diminuito il finanziamento diretto attraverso il FUS, ma è aumentato quello indiretto delle agevolazioni fiscali. Un investimento, dice Borrelli, meno d’impatto ma più efficace.
Gli unici trend negativi si possono riassumere nei seguenti dati: il 21% del totale degli addetti impegnati nel cinema ha un contratto a tempo indeterminato, solo l’1.9% delle imprese ha un fatturato superiore a 5 milioni, ed infine, come ricordato da Paolo del Brocco, “oltre 22 milioni di italiani non vanno al cinema neppure una volta l`anno“.
Il rapporto è interamente consultabile sul sito internet:
Monica Straniero