Registe. Dialogo su una lametta, documentario di Diana dell’Erba, svela un mondo cinematografico tutto femminile, rendendo giustizia a tutte le donne italiane che, per troppo tempo, sono rimaste all’ombra di una professione ritenuta prettamente maschile. Alcune registe italiane raccontano il cinema dal punto di vista femminile, facendo emergere le difficoltà delle donne nel far conoscere il proprio lavoro in un ambito ancora troppo intriso di maschilismo. L’interpretazione dell’attrice Maria de Medeiros dà voce alla prima regista italiana, Elvira Coda, in Notari, pioniera del cinema muto dei primi anni del Novecento. Nata a Salerno, Notari iniziò una produzione intensa creando negli anni Venti un’impresa a conduzione famigliare e successivamente la casa di produzione Dora Film. I suoi numerosi documentari – tra cui Carmela la pazza (1911), La Medea di Portamedina (1919) Gennariello il figlio del galeotto (1921) – furono spesso censurati dal fascismo perché “troppo crude le scene di miseria, e troppa violenza passionale nei bassi fondi di Napoli”, in un contesto in cui la cultura cinematografica era solo propaganda. Erano i tempi in cui le donne passavano dalla tutela del padre a quella del marito, in cui erano viste come angeli del focolare, abili madri di famiglia educate ad abilità creative, e per creatività s’intende qui il ricamo e qualche altra attività sempre svolta esclusivamente tra le mura domestiche. Fu in questo clima di censura che Elvira dovette emigrare, esportò dunque la sua arte in America dove i suoi film rappresentarono per gli emigrati italiani un vento che riuniva tutti intorno alla propria terra natia.
Il cinematografo era noto a tutti, ma ciò che teneva segreto era l’identità dei nomi delle registe, oscurati e rimpiazzati da nomi di uomini. Negli anni Settanta, il movimento femminista e gli studi universitari cominciarono a fare una giusta ricostruzione storica delle registe autrici di numerose opere, molte delle quali sconosciute e nel tempo andate perdute. In una società democratica quale risulta essere l’Italia, proprio la parola “democrazia” stenta ad essere applicata quando si tratta di parità di genere, ma la determinazione e lotta delle donne continua, nonostante in questi giorni il Parlamento italiano abbia bocciato gli emendamenti sulle quote rosa.
Patrizia Miglietta