Stasera, mercoledì 17 ottobre, Rai 2 trasmetterà la seconda stagione (già presente su RaiPlay dal 13 ottobre) del cinico, violento e sarcastico poliziotto romano Rocco Schiavone. Questa volta si andrà indietro nel tempo fino a quel punto nevralgico che fu il 7 luglio 2007; il giorno in cui Marina, l’amata moglie di Rocco, viene uccisa da un bandito mandato appositamente per eliminare il protagonista, il quale si era interessato ad un caso che forse sarebbe stato meglio non affrontare. Prima di quel giorno fatale Rocco era un uomo vivo, innamorato di sua moglie e decisamente molto meno cupo rispetto a quanto abbiamo appreso dalla prima stagione, ma che non ha mai abbandonato il suo distintivo sarcasmo romanesco.
Continua il racconto del vicequestore che ne sa ben poco di legalità, ma che sa riconoscere dove si nasconde il marcio per poi tirarlo fuori con tutte le sue forze.
Nato dalla penna di Antonio Manzini (la serie ruota intorno ai suoi tre romanzi “7-7-2007”, “Pulvis et Umbra”, “Buon Natale Rocco”), Rocco Schiavone è un vicequestore della Polizia di Stato, romano fino al midollo che si trova a dover svolgere le sue funzioni in una città ben lontana dal suo habitat naturale: Aosta, che odia e che non fa altro che allontanarlo dai ricordi della sua amata Roma, avvicinandolo ad un’esistenza priva di una meta, di una speranza. Secondo l’attore che lo interpreta, un magistrale Marco Giallini, Rocco non è molto distante dalla sua persona ad esclusione del tragico destino del personaggio e dell’utilizzo della mariuana, elemento molto discusso all’uscita della prima stagione, verso il quale l’attore dichiara di non essere interessato.
La regia passa da Michele Soavi a Giulio Manfredonia, noto per lo più per la commedia Qualunquemente con Antonio Albanese, lavoro ben lontano dai toni cupi di una serie che tuttavia dimostra di saper gestire.
Ormai Rocco Schiavone è stato venduto in Francia, Germania, ma soprattutto negli Stati Uniti, dove l’ultimo prodotto della televisione italiana ad essere trasmesso fu la La Piovra 5, dimostrando di essere un prodotto finalmente degno di nota, che non cade nei classici cliché delle fiction italiane e che riesce ad andare oltre gli angusti limiti della nostra televisione.
Sarah Shaqiri