di Emanuele Spedicato

Dopo un paio di uscite non proprio esaltanti (“Travolti dal destino” e “Revolver”) Guy Ritchie torna sui temi e i personaggi di “Lock & Stock” e “The Snatch”, i due film che gli hanno garantito successo di pubblico e critica. 
Ecco allora di nuovo il sottobosco della criminalità londinese che tanto attrae Ritchie. Stavolta i traffici illeciti ruotano attorno al mondo del business immobiliare: affaristi senza scrupoli dalla Russia intendono mettere le mani sulla città e per questo hanno bisogno di license che solo il boss della malavita Lenny Cole può garantirgli: per la modica cifra di sette milioni di euro. Questo pacco di soldi fa gola ai criminali del “Mucchio Selvaggio”, che a loro volta devono due milioni a Lenny. Ma non finisce qui: il quadro preferito del russo sparisce misteriosamente dalla casa di Cole. C’entra forse qualcosa Johnny Quid, figliastro di Lenny e rockstar crackhead che i giornali danno per morto?

Insomma, anche questa volta sono molti i giocatori della partita, tutti in qualche modo appartenenti o collegati al mondo del crimine: i russi, l’avvenente Stella, le simpatiche canaglie del “Mucchio Selvaggio”, Lenny con la sua cricca di gangsters, Johnny col suo compare latino-americano, l’assessore corrotto….
Ritchie si diverte a intrecciare fili e situazioni, gestendo con abilità una galleria di personaggi crudeli e grotteschi, ironici e psichedelici, tutti ben caratterizzati. È evidente la fascinazione per il mondo del crimine che il regista inglese subisce, un mondo rappresentato a tutti i livelli, dal tossico di strada ai criminali da bisca, dalla professionista che cerca nell’illecito l’adrenalina che le manca al magnate russo, fino alla rockstar imbottita di crack.

Siamo sulla stessa scia di “Lock & Stock” e “The Snatch”, anzi possiamo dire che la storia è sempre la stessa, il che non è necessariamente un male, perché la qualità rimane sempre su livelli elevati. Ironia, azione, trama intricata, sceneggiatura sempre godibile e recitazione corale che non perde un colpo: ottimi Gerard Butler (One-Two), Tom Wilkinson (Lenny Cole), Toby Kebbell (Johnny Quid) e la bellissima Thandie Newton (Stella). Ritchie ha uno stile “Pulp all’inglese” che non può non ricordare il “Pulp” di Tarantino, pur con le dovute differenze.
Il finale ci lascia con un messaggio in sovrimpressione (“"The Wild Bunch will return in The Real RocknRolla") che fa presupporre l’inserimento di “RocknRolla” all’interno di quella che dovrebbe essere una trilogia. Pur auspicando l’introduzione di qualche elemento di novità (che male non farebbe) ci si può augurare che Ritchie continui su questi binari, facendo quello che ha dimostrato ancora una volta di saper fare bene: calare lo spettatore nel mondo pulp di una spietata malavita londinese.

La frase: ”Lui è tutto uccelli, tranne passere e colombe” (Mumbles spiega a One-Two le preferenze sessuali di Bob il Bello).