Il 2 maggio la sindaca Raggi e il suo vice nonché assessore alla cultura Bergamo hanno convocato i rappresentanti del cinema italiano per ascoltare i loro desiderata e spiegare le intenzioni del Comune nei confronti di un’industria che è tra le più importanti della capitale. È mancata all’appello la Regione, che con Zingaretti molto sta investendo nel settore. E non sono apparsi i dirigenti delle reti televisive, che pure sono i dominus del mercato, nel senso che lì scorre il maggior flusso di denaro. Si presenteranno al secondo round il 31 maggio? Raggi e Bergamo hanno mostrato non poca pazienza nel sentire per ore le proposte di produttori, distributori e professionisti vari. La prima osservazione è che il cinema italiano, pur chiedendo di farsi “sistema”, non è una comunità compatta, come è invece quello francese. A riprova, come ha detto il produttore-distributore Fulvio Lucisano, che “qualcosa non va”. Mentre i registi, per bocca di Francesco Martinotti, alla guida dell’Anac, hanno chiesto alla sindaca quale modello venga perseguito, se quello commerciale alla McDonald’s oppure qualcosa di meno commestibile, produttori e distributori (divisi anche al loro interno) appaiono più sensibili all’incasso che ai contenuti. Sostengo da tempo che il cinema ha due anime contrapposte: ci sono quelli che usano i film per fare soldi e quelli che usano i soldi per fare i film. Raggi e Bergamo dovranno fronteggiare entrambi e non sarà impresa facile. Al momento i primi sono in netto vantaggio sui secondi e i risultati si vedono.
Nonostante la nostra quota mercato sia in ascesa, gli americani la fanno comunque da padroni. Le sale chiudono di continuo, al punto che migliaia di città sono rimaste senza un solo schermo. La qualità della produzione è stereotipata, con il prevalere di commediole insulse, che peraltro non vanno neppure bene al box office, nonostante qualche exploit. Il cinema documentario che in altri paesi è di grande attualità da noi non trova la minima ospitalità. E che dire della televisione? Nelle fiction Rai, Sky e Mediaset vengono investiti oltre 300 milioni euro l’anno, un fiume di denaro, che però viene spartito tra poche imprese e quasi sempre le stesse, dunque senza innovazione e ricambio. Per non parlare della qualità dei contenuti: mentre in America si ha il coraggio di produrre opere contro la corruzione e persino contro il presidente in carica, da Bush allo stesso Trump, da noi se tocchi le istituzioni non vieni finanziato oppure sei relegato ai margini.
Riusciranno il Comune, la Regione e Cinecittà tornata pubblica e guidata da Roberto Cicutto, un ex produttore competente, a invertire la rotta? Nel giro di un decennio, se andiamo avanti di questo passo, arriveremo all’estinzione. Lo ha spiegato Gianluca Curti, della Confederazione piccole imprese, quando ha avvisato che, se non saremo capaci di cambiare, i nostri produttori finiranno a fare i passacarte dei nuovi player, da Netflix ad Amazon. Perché sono diventati tanto potenti? Perché hanno coraggio, una dote che da noi cinema e tv non hanno, salvo rari casi. Non lo possiedono perché manca l’elemento più importante: l’indipendenza. Dominati dai monopoli e da pochi gruppi di potere, è da decenni che la politica si è impossessata del settore. Sia Forza Italia (a proposito quando si deciderà a versarmi quanto dovuto per aver usato il titolo di un mio film del 1978?), sia il Pd si sono dimostrati rapaci, nonostante la buona volontà di Veltroni, Rutelli e ora Franceschini. L’assenza più grave all’incontro promosso dal Comune? I giovani. Basti un esempio: di recente sono stato in un liceo dove di proiettava Sostiene Pereira. Presenti circa 500 ragazzi, nessuno di loro ha mai sentito nominare Marcello Mastroianni. Se non pensiamo a sensibilizzare i giovani siamo spacciati, altro che futuro del cinema. Cari Raggi e Bergamo, datevi da fare. Ascoltate più loro che…
Roberto Faenza
(pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” del 4 maggio)
Nota: per un resoconto dettagliato dell’incontro segnalo l’articolo “ilprincipenudo. Virginia Raggi alle prese con il rilancio del cinema a Roma”, key4biz.it